Il contadino invisibile – EXPO MILANO ed il padiglione dell’UE, comunicato n. 2 – 14.05.2015

Il padiglione dell’UE, che interessante! Sopratutto per quello che non c’e’ in questo  padiglione.

Non si parla di terra agricola. Ci avrebbero dovuto dire che  nel 2010, su 12 milioni di aziende agricole per un totale di 170  milioni di ettari di SAU nell’Unione a 27 Paesi, 8,3 milioni hanno una superficie minore ai 5 ettari e solo 700 mila superano i 50 ettari.

Le 325.000 aziende con una superficie di oltre 100 ettari rappresentano il 3% del totale e controllano il 50% della SAU. Il drammatico processo di concentrazione della terra in poche mani, oltre che il risultato della speculazione finanziaria, e’ dovuto alla concentrazione dei benefici della Politica Agricola Comune che premia l’agricoltura industriale con il risultato che la ripartizione della terra agricola in Europa  somiglia a quella di una repubblica bananiera.

Il fiorente mercato delle sementi in UE  – oltre 7 miliardi di valore medio annuo, il terzo per valore a livello mondiale di cui rappresenta almeno il 20%  – si e’trasformato in pochi anni in un oligopolio sempre più dominato da un piccolissimo numero di aziende a carattere transnazionale. Il 95% del mercato delle sementi  e’ controllato da 5 imprese. Il 75% di questo mercato e’ concentrato in Francia, Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi. E ancora. Cinque imprese controllano il 75% del mercato delle sementi di mais, 4 imprese controllano l’86% del mercato del seme di bietola da zucchero e, se ne aggiungiamo altre quattro, queste 8 controllano il 99% del mercato.

E se non bastasse sappiamo che  le sementi di ortaggi vengono moltiplicate dalle  imprese fuori dell’Europa per poi tornarvi per essere impacchettate ed etichettate pronte per l’esportazione da parte di 5 imprese che controllano il 95 % di questa fetta di mercato. L’adorato pomodoro, tanto caro al made in Italy, viene prodotto grazie a sementi le cui varietà sono iscritte al catalogo per il 20% come appartenenti a Monsanto e per un altro 25% a Syngenta, Limagrain, Bayer e RijkZwaan. Gli “italianissimi” San Marzano e pachino, varietà ibride assolutamente “straniere”.

Per fortuna che la metà del grano seminato in Europa proviene da sementi autoprodotte dai contadini. Semina e risemina!

L’industria agroalimentare europea insieme alla  grande distribuzione,  in media si trattiene tra il 75 e  l’80% del valore  dei prodotti alimentari venduti e lascia all’agricoltore un modesto 20/25% che dovrà spalmare sui costi di produzione aziendali e far quadrare i conti riducendo il compenso del suo lavoro e di quello della sua famiglia.

Tra le industrie agroalimentari, 5 controllano il 30% del valore totale della produzione, di queste 4, Unilever, Nestlè, Philip Morris e Danone sono leder mondiali per specifici prodotti alimentari.

L’UE, che viene considerata la prima potenza agroalimentare della terra, così riassume il suo ruolo e  le sue preoccupazioni per la sicurezza alimentare del Pianeta, attraverso le parole del commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale,  M. Phil Hogan:

“…. Il nostro obiettivo è quello di garantire che l’agricoltura europea continui a svolgere un ruolo chiave nel soddisfare la domanda alimentare e garantire la sicurezza alimentare, per migliorare la competitività complessiva del nostro settore agroalimentare…”

N.B: tutti i dati citati sono tratti da documenti ufficiali della UE. (cfr: Ivan Mammana e J. Jonathan Peuch)