Crocevia a Ginevra per i negoziati sulla biodiversità

di Mariapaola Boselli – Centro Internazionale Crocevia e facilitatrice del gruppo di lavoro IPC sull’agrobiodiversità.

Sono passati più di due anni da quando una delegazione dell’IPC (il Comitato di pianificazione internazionale sulla sovranità alimentare supportato da Crocevia) si è incontrata di persona. Era la fine di febbraio 2020, a Roma, per il secondo gruppo di lavoro sul Global Biodiversity Framework (GBF) post-2020, il quadro politico globale per la protezione della biodiversità che deve essere approvato dalle parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) alla fine di quest’anno, e implementato nelle politiche nazionali per cercare di fermare l’enorme perdita di biodiversità che stiamo affrontando.

Una parte del Gruppo di lavoro sulla biodiversità agricola dell’IPC è ora a Ginevra, in Svizzera, per partecipare alla terza riunione del gruppo di lavoro GBF. Parteciperemo anche al 24° incontro del Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice, un organo sussidiario incaricato di fornire valutazioni sullo stato della biodiversità e sulla conformità delle politiche adottate con la Convenzione, e al terzo incontro del Subsidiary Body on Implementation, un organo il cui scopo è monitorare l’effettiva attuazione della Convenzione e dei suoi protocolli.

La delegazione dell’IPC in questa prima occasione sarà composta principalmente da rappresentanti di organizzazioni contadine e indigene dell’America Latina e dei Caraibi, in particolare Messico, Guatemala e Brasile. Sfortunatamente, le difficoltà tutt’ora in vigore per gli spostamenti hanno impedito al nostro delegato della regione africana (Burundi) di unirsi alla squadra.

La posta in gioco è alta: i risultati degli incontri di consultazione e revisione saranno riportati alla COP15, il vertice globale della Convenzione sulla Diversità Biologica previsto per il prossimo agosto a Kunming, in Cina. La nostra delegazione lavorerà duramente nei prossimi giorni con gli alleati per ottenere sostegno e garanzie che il prossimo quadro globale della biodiversità non segua il percorso fallimentare degli obiettivi di Aichi.

Lavoreremo sul Global Biodiversity Framework per far sì che le posizioni dei movimenti contadini e indigeni siano riconosciute e prese in considerazione. I piccoli produttori di cibo e i Popoli Indigeni proteggono e valorizzano la biodiversità globale da migliaia di anni, mentre sappiamo con certezza che tra i principali motori della perdita di biodiversità ci sono l’agroindustria e la pesca industriale, attività umane che non solo hanno devastato la biodiversità globale, cancellato ecosistemi unici e inquinato la terra e l’acqua, ma sono anche la causa della continua repressione dei diritti umani, della negazione e appropriazione culturale di Popoli Indigeni e comunità locali, e del furto di luoghi ancestrali e sacri. Inoltre, i sistemi industriali di produzione alimentare hanno fallito in ciò che avevano promesso di fare in primo luogo, cioè garantire la sicurezza alimentare. Negli ultimi due anni, l’industria della produzione alimentare ha dimostrato tutte le sue carenze, i suoi limiti e le sue menzogne, rendendo evidente che i piccoli produttori non solo sono riusciti a nutrire le comunità, creando luoghi di sostegno non solo per il cibo ma anche per le persone, ma sono anche riusciti a espandere la produzione e la distribuzione di cibo grazie all’appoggio di persone che, a causa dei blocchi, si sono trovate nella condizione di coltivare, come è successo in Messico, nella comunità di Gisela, una delle coordinatrici del gruppo di lavoro IPC sulla biodiversità agricola.

L’approvazione e l’implementazione del GBF è già in grave ritardo a causa degli ostacoli che la pandemia ha posto al negoziato, eppure il testo attuale non sembra percepire la grande urgenza che stiamo vivendo, lasciando gli obiettivi ancora vaghi e senza alcun impegno preciso sui tempi effettivi di attuazione.

Due anni fa, il WG sulla Biodiversità Agricola ricordava a una sala affollata – non ancora consapevole di quello che sarebbe successo due settimane dopo – che il GBF e gli obiettivi delle Parti erano già in ritardo, e che il 2030 era alle porte.

Sono passati due anni, molto difficili per tutti. Nei prossimi giorni avremo la possibilità di vedere se l’urgenza con cui la società civile chiede un deciso cambio di rotta verso sistemi produttivi sostenibili che non danneggino la biodiversità e non violino i diritti umani è stata recepita dalle parti della Convenzione. In caso contrario, la visione del 2050 di “Vivere in armonia con la natura” (con, o all’interno?) sarà molto difficile se non impossibile da raggiungere.

Leggi le dichiarazioni della società civile sul vertice

QUI (inglese) e QUI (spagnolo) la dichiarazione di apertura dell’IPC

QUI la dichiarazione di apertura della Women Constituency, alla quale abbiamo contribuito

QUI la Dichiarazione di apertura della CBD Alliance, alla quale abbiamo contribuito