Il Trattato che protegge i Diritti dei Contadini rischia il collasso

Foto di IISD/ENB | Mike Muzurakis

Dal 24 al 26 ottobre 2019, Crocevia ha supportato le organizzazioni contadine, rappresentate da un delegato di Via Campesina, che hanno partecipato presso la FAO al continuo della seconda sessione [1] del Gruppo di Lavoro a Composizione Aperta (cosiddetto Open Ended Working Group) sul “miglioramento del Sistema Multilaterale del Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Agricoltura e l’Alimentazione”. Si è discusso su come regolamentare l’accesso al materiale genetico – le sementi – da parte di centri di ricerca e industrie attraverso un accordo contrattuale di trasferimento di materiale, sulla base del principio originariamente stabilito “puoi accedere ai semi che sono depositati nelle banche del germoplasma ma mi dici chi sei e mi dai una compensazione monetaria (condivisione dei benefici)”.

Nel dettaglio, il Sistema Multilaterale viene regolamentato nel Trattato dagli articoli 10, 11, 12, 13, ma non ha mai avuto un sistema di funzionamento efficace. Gli articoli prevedono che in cambio dell’accesso e dell’utilizzo delle risorse fitogenetiche, devono essere garantiti:

  • la condivisione dei benefici che l’industria ne trae dall’utilizzo, al fine di remunerare il lavoro degli agricoltori nel rinnovare costantemente la biodiversità agricola;
  • il rinnovo delle stesse sementi attraverso il riconoscimento del diritto degli agricoltori di salvare, utilizzare, scambiare e vendere le proprie sementi.

L’industria delle sementi ha beneficiato enormemente dell’accesso facilitato al materiale protetto dal Sistema Multilaterale, ma non ne ha mai condiviso equamente i benefici. La maggior parte degli Stati continua ad adottare leggi sulla proprietà intellettuale che sono fondamentali per la strategia delle imprese sementiere, invece di proteggere i diritti degli agricoltori. Inoltre, il fondo che dovrebbe raccogliere i pagamenti delle industrie non è mai stato effettivamente attivato, dato che il pagamento è stato previsto su base volontaria.

In risposta a tali questioni, il Trattato ha iniziato a lavorare nel 2013 per “migliorare” il suo funzionamento. Il gruppo di lavoro speciale aperto per migliorare il funzionamento del sistema multilaterale di accesso e ripartizione dei benefici è stato creato in occasione della quinta sessione dell’Organo Direttivo del Trattato [2] al fine di:

  • aumentare i pagamenti basati sull’accesso alle sementi e i contributi al fondo di ripartizione dei benefici in modo sostenibile e prevedibile a lungo termine, e
  • migliorare il funzionamento del sistema multilaterale mediante misure supplementari.

Nonostante lunghi e difficili negoziati, il gruppo di lavoro – costituito da rappresentanti dei governi – non è riuscito a trovare nessun accordo. Da un lato i paesi industrializzati, spinti delle industrie sementiere, non vogliono avere uno strumento giuridicamente vincolante che crei tasse per la vendita di sementi industriali. Dall’altro, invece, i paesi in via di sviluppo sono preoccupati per la biopirateria e la perdita del loro patrimonio di biodiversità.

Quest’ultima sessione di lavoro, cominciata a luglio di quest’anno e che avrebbe dovuto chiudersi con questa extra-sessione di 3 giorni, non ha portato a niente, se non ulteriore divergenza nelle posizioni. Due sono i temi su cui non si trova l’accordo.

  1. La digitalizzazione delle risorse fitogenetiche [3]. Oggi, le principali industrie sementiere sono in grado di produrre nuove sementi solamente accedendo alle sequenze genetiche delle sementi con l’ausilio di potenti motori di ricerca. Per creare nuove varietà da brevettare, le industrie sono alla ricerca di sequenze genetiche di sementi contadine, che non hanno al momento un diritto di proprietà intellettuale. L’obiettivo delle industrie è quindi quello di avere un accesso regolato alle risorse materiali, ma non considerare allo stesso modo l’accesso ai dati, e quindi alle sequenze genetiche di quelle sementi. Al contrario, i paesi in via di sviluppo affermano con forza che accedere ai dati genetici (da cui tutti possono ottenere informazioni) equivale ad accedere al materiale fisico, la semente di cui dati ed informazioni fanno parte. I paesi industrializzati sostengono che il testo del Trattato, approvato nel 2001 [4], non fa riferimento alle informazioni, ma solo al materiale fisico. Nonostante il Trattato sia molto chiaro quando si riferisce all’accesso al materiale fisico e alle “informazioni associate”, i paesi industrializzati insistono sulla loro posizione senza che venga portata alcuna argomentazione.
  2. Il secondo problema irrisolto (e forse irrisolvibile a queste condizioni) riguarda le tariffe di pagamento nel sistema di abbonamento necessarie a finanziare il fondo di ripartizione dei benefici. I paesi industrializzati, in particolare Canada, Germania e Svizzera vogliono fissare un tasso di pagamento molto basso dello 0,011% delle vendite delle sementi commercializzate originate dal materiale coperto dal Sistema Multilaterale del Trattato. Mentre il pagamento richiesto dai paesi in via di sviluppo è dello 0,1%. Ovviamente, i due tassi sono talmente lontani l’uno dall’altro, che sembra impossibile trovare un modo per raggiungere un consenso.

Il gruppo di lavoro ha chiuso quindi le negoziazioni rimandando alle decisioni dell’Organo Direttivo di novembre un testo ancora pieno di questioni da risolvere. I due copresidenti hanno quindi proposto di riunire informalmente solo alcuni governi per sciogliere questi due nodi, prima di riaprire le discussioni all’Organo Direttivo del Trattato.

Senza l’accordo su questi temi, il Trattato rischia il collasso: se non ci sono regole sull’accesso al materiale e i pagamenti che l’industria dovrebbe fornire, nessuno inserirà sementi nel sistema multilaterale, causando l’inefficienza del Trattato stesso.

Pertanto, dopo quindici anni dall’entrata in vigore del trattato, la sua sopravvivenza è minacciata dal rifiuto dell’industria sementiera di pagare il debito verso gli agricoltori e rispettarne i diritti. Il Trattato è l’unico spazio che protegge e considera i diritti degli agricoltori. Se l’umanità perderà questi diritti, le generazioni future saranno in pericolo. Sarà di fatto impossibile continuare l’opera millenaria svolta dagli agricoltori di adattare le sementi ai cambiamenti dei sistemi naturali e delle coltivazioni.

Il fallimento di questi lunghi negoziati dovrebbe far riflettere in maniera più ampia, con un occhio al passato e uno al futuro: comprendere le condizioni in cui si è deciso di dar vita a questo Trattato e qual è il suo obiettivo, farebbe sicuramente riconsiderare le posizioni delle industrie sementiere.

E’ importante che i governi capiscano che le loro decisioni oggi possono minacciare la diversità nei prossimi anni e di conseguenza l’alimentazione dei nostri figli e delle generazioni future.


[1] Qui l’analisi della prima parte di questa sessione del Gruppo di Lavoro: https://www.croceviaterra.it/diritti-dei-contadini-alle-sementi/evitare-brevetti-sementi-contadine-rimandata/

[2] Testo della risoluzione 02/2013 che sancisce la nascita e i termini di riferimento del gruppo di lavoro: http://www.fao.org/3/a-be595e.pdf.

[3] Per approfondire sul tema del DSI (Digital Sequence Information): https://www.croceviaterra.it/diritti-dei-contadini-alle-sementi/lindustria-sementiera-e-le-multinazionali-sono-pronte-a-dar-battaglia-alla-societa-civile-al-prossimo-incontro-della-convenzione-sulla-diversita-biologica/.

[4] Il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura è stato adottato a Roma il 3 novembre 2001 durante la 31esima Conferenza della FAO e ratificato dal Parlamento italiano con legge n 101 del 6 aprile 2004: https://www.camera.it/parlam/leggi/04101l.htm.

Autore: Stefano Mori

Editing: Antonio Onorati

Web Content Editor: Eleonora Mancinotti