Cosa emerge dal nuovo report sull’Agroecologia della Commissione per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione: facciamo il punto

Il 3 luglio 2019, il Centro Internazionale Crocevia ha partecipato all’evento di lancio del report della Commissione di Esperti di Alto Livello (HLPE) per la Sicurezza Alimentare e la Nutrizione, svoltosi in FAO, organizzato dal Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS). L’HLPE – l’interfaccia politico-scientifica del CFS – ha trattato nel suo ultimo report il tema dell‘Agroecologia ed altri approcci innovativi per agricoltura e sistemi alimentari sostenibili che incrementino la sicurezza alimentare e la nutrizione, ponendo l’accento sull’importanza di discutere tali approcci per poi presentarli durante la 46-sima edizione del CFS che si svolgerà ad ottobre 2019.

Il rapporto analizza la diversità dei metodi agricoli sostenibili per la sicurezza alimentare globale, evidenziando l’esigenza di attuare una profonda transizione agricola in grado di combattere la fame nel mondo e la malnutrizione.

La sessione è stata moderata da Mario Arvelo Caamaño, presidente della prossima sessione del CFS, con l’intervento dei membri dell’HLPE, e la partecipazione delle agenzie delle Nazioni Unite a Roma, i rappresentanti dei paesi membri della FAO, IFAD e WFP, così come gli esponenti della società civile, i centri di ricerca e le organizzazioni di agricoltori.

I problemi alla radice dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione

Il primo intervento è stato quello di Patrick Caron, presidente del Comitato direttivo dell’HLPE, il quale ha sottolineato la necessità di un cambiamento agricolo trasformativo che contrasti la fame mondiale e la malnutrizione in aumento. Caron ha spiegato come i sistemi alimentari attualmente più diffusi, essendo travolti da problematiche urgenti (come conflitti, migrazione, cambiamento climatico), non affrontano in maniera adeguata il fabbisogno alimentare globale, rendendo indispensabile una profonda transizione agricola. L’HLPE ha l’obbiettivo di affrontare questa necessità, aiutando a identificare i maggiori disaccordi tra gli stakeholder, promuovendo in tal modo un dibattito costruttivo verso la formulazione di percorsi innovativi affinché essi vengano implementati dagli stati membri. L’agroecologia, sottolinea Caron, è la chiave del processo trasformativo illustrato nel report poiché, combinata ad una tecnologia sostenibile e ad una strutturata organizzazione conoscitiva, ha il potenziale di garantire la sicurezza alimentare e contribuire all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Infine, il report presenta delle raccomandazioni indirizzate agli stati membri. Queste raccomandazioni verranno discusse durante la sessione plenaria del CFS 2019 al fine di creare un ambiente istituzionale favorevole al processo decisionale 2020.

La trasformazione agroecologica

Fergus Lloyd Sinclair, professore del centro di ricerca internazionale per l’agroforestazione, ha in seguito presentato i punti chiave contenuti nel report. Prima dell’intervento Sinclair ha chiarito che gli attuali sistemi alimentari sono la causa della malnutrizione e del sovrautilizzo delle risorse planetarie. Pertanto, solamente una radicale trasformazione agroecologica di tali sistemi potrebbe cambiare le attuali abitudini del consumo di cibo e l’intero processo produttivo alimentare. Quello dell’agroecologia è un concetto dinamico che consiste in principi generici applicati a contesti locali, dove le situazioni locali sono importanti in termini di diversità dei processi. Applicando tali principi a livello di campo, si favoriscono le aree paesaggistiche e l’intero sistema alimentare.

L’agroecologia è innanzitutto una scienza transdisciplinare, orientata alla soluzione dei problemi mondiali reali, di volta in volta contestualizzata con una metodologia riflessiva, collaborativa e partecipativa. Il carattere sociale di tale approccio dimostra che oltre ad essere una scienza, l’agroecologia è anche un insieme di pratiche non prescritte, ma che si basano su dei principi che tengono conto dei processi ecologici nella produzione agricola. Infine, l’agroecologia è un movimento sociale e politico che difende i diritti collettivi degli agricoltori familiari.

L’innovazione come base della transizione agroecologica

Una parola chiave della conferenza è stata innovazione, cioè il cambiare lo status quo di regolamenti, norme, istituzioni e pratiche agricole. L’innovazione – soprattutto se tecnologica – deve essere responsabile e democratica, ossia promotrice della co-creazione di sapere che è un pilastro fondamentale per una trasformazione agricola d’avanguardia. Inoltre, i principi innovativi devono essere applicati a livello locale e quindi rimodulati a seconda del contesto. Questo consiste in un insieme di principi e metodi, una filosofia onnicomprensiva ed una visione strategica verso il futuro. I principi, spiega il professor Sinclair, sono delle asserzioni che formano la base per un sistema di valori che guida un comportamento; esse possono essere normative (valori) e consultive (che spiegano una relazione).

Infine, il rapporto rileva due categorie di approcci verso la Sicurezza Alimentare Sostenibile (SFS):

  1. La prima è la più paradossale: l’“intensificazione sostenibile” che riguarda l’aumento di produzione per unità di terra; come si può pensare di cambiare il sistema di produzione se poniamo sempre come centrale la questione dell’incremento di produzione, in un mondo in cui si produce più del necessario? La sostenibilità dovrebbe arrivare attraverso una maggiore varietà di produzione che aumenterebbe la biodiversità e non da un’intensificazione della produzione.
  2. La seconda categoria, invece, corrisponde all’approccio agroecologico che mira alla riduzione degli input e dei processi naturali, insieme ad una trasformazione politico-sociale volta al miglioramento del benessere ecologico ed umano.

Secondo il rapporto, questi approcci si sovrappongono creando una convergenza, una posizione non fissata, che porta ad uno studio più approfondito di analisi comparata tra le due diverse vie. Questo studio permette di osservare come la maggiore divergenza risieda nel concetto dei diritti come base fondamentale della trasformazione agricola sostenibile e altri fattori che influenzano la realizzazione di tali diritti – come ad esempio l’uso della tecnologia e chi ne ha accesso. Inoltre, la transizione inizia da diversi punti di accesso in diversi contesti, e la produzione deve andare oltre gli schemi dei consumatori. Capire le basi e la natura di tali controversie aiuterà la produzione alimentare, gli stati, i consumatori ed il settore privato.

Il professore conclude parlando della necessità di un quarto e quinto principio operazionale per le SFS. Innanzitutto, un indice di impronta ecologica, che collega il consumo (comprese tutte le sue esternalità) alla capacità di produzione sostenibile e alla natura degradante o rigenerativa dei processi produttivi. Mentre un quinto principio operazionale della FSN potrebbe essere rappresentato dal termine agenzia, in grado di riflettere l’importanza della partecipazione sociale nell’elaborazione delle politiche su come viene prodotto, processato, immagazzinato, trasportato e venduto il cibo da tutti noi consumato.

Verso un nuovo dialogo sull’agricoltura sostenibile

La seconda parte della conferenza si è svolta con un dibattito interattivo tra i membri presenti dell’HLPE, il presidente del CFS ed il pubblico formato da rappresentanti dei paesi membri FAO, WFP, IFAD e vari delegati delle tre agenzie; le organizzazioni della società civile – tra cui La Via Campesina, Centro Internazionale Crocevia, Amnesty International, IFOAM, Society for International Development, ROPPA e altre – che si articolano attraverso il Civil Society Mechanism (CSM); e organizzazioni del settore privato che invece si articolano nel Private Sector Mechanism (PSM). Gli interventi si sono incentrati sulle raccomandazioni del report, la trasformazione politica necessaria verso l’attuazione degli approcci agroecologici ed innovativi, l’importanza della misurazione dell’impatto delle pratiche agroecologiche e il ruolo della biodiversità nella trasformazione agricola.

Durante la discussione, vi è stata una duplice presa di posizione sul ruolo dell’agroecologia nella trasformazione agricola. I paesi più industrializzati, come gli Stati Uniti, richiedono una maggiore attenzione sulla diversità degli approcci agricoli innovativi, invitando la commissione a non focalizzarsi soltanto sull’agroecologia. Secondo questa visione, bisogna optare per le bio-tecnologie moderne – le quali includono gli OGM e le nuove tecniche di miglioramento genetico (chiamate in inglese New Breeding Technicques) – senza limitarsi ad un approccio singolo e unico, soprattutto in quanto l’agroecologia non è sufficiente per portare i piccoli agricoltori fuori dalla povertà.

Questo modo di pensare si basa su una visione distorta del potenziale agroecologico, che non si limita semplicemente ad applicare principi ecologici all’agricoltura oppure alla condivisione della conoscenza tradizionale del contadino. L’agroecologia, in quanto scienza olistica, tiene in considerazione tutti gli aspetti della sfera socioculturale del contesto dove viene applicata. Essa riguarda le persone, la cultura, la natura e opera basandosi su principi innovativi che comprendono l’uso della tecnologia sostenibile. L’attuabilità economica non viene ultima a tale approccio, come ribadito da uno dei paesi membri del Sud del mondo, ma mira ad una resilienza che si costruisce a lungo termine. Non si tratta di avere effetti immediati ma di attuare investimenti ed incentivi per coloro che applicano le pratiche agroecologiche.

Il dibattito delinea chiaramente come i due approcci verso la SFS descritte nel rapporto, ossia quella dell’intensificazione sostenibile e degli approcci agroecologici, si riflettano nelle diverse visioni dei vari paesi membri FAO. Onde evitare che avvenga una “schizofrenia politica”, come è stato menzionato da Stefano Prato della Society for International Development (SID), bisogna affrontare l’incompatibilità o le tensioni che i due sistemi possono generare. Solo in questo modo si può giungere ad una linea d’azione concreta che applichi le pratiche agroecologiche e innovative nella trasformazione agricola sostenibile.

Come ha ribadito Fergus Sinclair nella sua conclusione, “bisogna sottolineare l’importante differenza tra complessità e complicazione: possiamo affrontare un sistema complesso senza renderlo complicato”.  E’ necessario che, nelle discussioni sulle trasformazioni dei sistemi agricoli, i piccoli produttori di alimenti, i movimenti dal basso e la società civile ricoprano un ruolo centrale. Sono loro i veri avanguardisti della trasformazione agricola, sono i primi a conoscere i propri contesti locali e per questa ragione hanno un ruolo fondamentale in questo processo innovativo.

Autrice: Doina Popușoi

Editing: Stefano Mori, Riccardo D’Angeli

Web Content Editor: Eleonora Mancinotti