Le (in)visibili donne rurali: i loro diritti e le loro lotte riguardano tutti noi

La discriminazione e la violenza contro le donne continuano ad essere tra le più diffuse violazioni dei diritti umani. La violenza di genere assume svariate forme e la disuguaglianza può strutturarsi su diversi livelli e in diverse tipologie. L’articolazione complessa delle discriminazioni nei confronti delle donne, le rende troppo spesso vittime invisibili. I molteplici diritti delle donne vengono puntualmente ignorati, nascosti o addirittura resi inapplicabili tramite giustificazioni che richiamano norme sociali, religiose, culturali ed economiche.

A livello internazionale, lo strumento più importante per la protezione dei diritti delle donne è la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di Discriminazione della Donna (CEDAW), firmata a New York nel 1979. La definizione di discriminazione contro le donne riportata nella Convezione si riferisce a tutte le forme di esclusione o restrizione, attuata in base al genere, che ha “l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, da parte delle donne, a prescindere dal loro stato civile, su una base di parità tra uomini e donne e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in qualsiasi altro campo, senza stereotipo di ruolo di genere.”

Tra tutte le Convenzioni sui diritti umani, la CEDAW è l’unica che cita in modo specifico le “donne rurali” all’interno dell’art.14. Le donne rurali sono coloro che vivono in zone non urbanizzate e che, per la maggior parte, sono impiegate nel lavoro agricolo. Il ruolo svolto da queste donne nel sistema alimentare è sempre stato invisibile agli occhi dei politici e dei decision-makers, eppure il loro contributo nella lotta alla fame è di fondamentale importanza.

Secondo la FAO, le donne rurali producono circa la metà del cibo direttamente consumato, inoltre esse svolgono una serie di attività legate al settore alimentare, come la ricerca, la raccolta e la trasformazione del cibo, che sono necessarie al fine di poter garantire un’alimentazione salutare e nutriente. La maggior parte delle attività svolte dalle donne sono ascrivibili al loro ruolo di cura, il cosiddetto lavoro riproduttivo che impegna le donne all’interno di ogni famiglia e comunità. Il tempo speso nella cura della collettività è da sempre considerato un “dovere sociale”, ciò non permette di considerarlo come “lavoro produttivo” e quindi retribuibile, rendendo tali attività completamente sommerse e svalutate. Questa discriminazione è solo una delle tante che le donne che vivono in ambiti rurali sono costrette ad affrontare.

Nonostante siano le lavoratrici che maggiormente si occupano dell’agricoltura, le donne spesso non hanno diritto alla terra o all’utilizzo delle risorse naturali. Non hanno alcuna voce all’interno nel processo decisionale per definire le politiche di sviluppo e spesso non vengono neanche rappresentate all’interno delle assemblee o nei luoghi di decisione pubblica. Inoltre, le donne che sono vittime di violenze sessuali, domestiche e di molestie, vengono lasciate da sole, senza alcun tipo di assistenza o possibilità di denuncia sociale.

Le donne rurali sono le conservatrici delle pratiche alimentari e culinarie in quasi tutte le parti del mondo: il loro corpo, il loro lavoro e la loro conoscenza vanno preservate e tutelate. È stato questo il focus del Webseminar organizzato da FIAN International, lo scorso 18 Marzo, sui diritti delle donne rurali dal titolo “La Dichiarazione sui nuovi diritti dei contadini: un punto di riferimento per il diritto alla sovranità alimentare – i diritti delle donne rurali”. Durante la sessione sono intervenute donne da diverse parti del mondo: Gabriela Valentin Diaz e Kadian Crawford dall’universitá di Miami, Niette Wiebe rappresentate della National Farmer Union del Canada e della Via Campesina e Fatou Camara dal Gambia, rappresentante della National Association of Artisanal Fisheries Operation (NAAFO).

Durante il seminario è stata analizzata la portata dell’art. 14 della CEDAW, che individua “i problemi particolari riconosciuti dalle donne rurali” e “il significativo ruolo svolto dalle donne nella sopravvivenza economica della loro famiglia”. L’articolo enuncia una serie di diritti, tra cui: il diritto di partecipazione ai processi decisionali, il diritto di accesso ad adeguati servizi sanitari e di sicurezza sociale ma anche ai crediti agricoli e ai prestiti, il diritto di ottenere tutti i tipi di formazione per provvedere al loro lavoro sia formale che informale, il diritto di auto-organizzarsi in gruppi o cooperative per ottenere un accesso equo alle opportunità economiche tramite l’impiego o l’auto-impiego. Ciò che di più l’articolo sottolinea è il diritto delle donne a non essere escluse da nessun tipo di attività svolta dalla comunità e il diritto di vivere in condizioni adeguate.

Insieme alla CEDAW sono state redatte anche delle Raccomandazioni sulle problematiche su cui gli Stati ratificanti devono mostrare più attenzione. La Raccomandazione Generale numero 34 (GR 34) è interamente dedicata ai diritti delle donne che vivono in zone rurali. La GR 34 istituisce un Comitato sulla Discriminazione Contro le Donne, il cui ruolo è quello di dare riconoscimento al contributo invisibile delle donne e riporta i dieci paragrafi dell’art. 14 in cui vengono descritti i diritti garantiti alle donne rurali, implementando qualche innovativa menzione al diritto ai semi e alla sovranità alimentare. Riassumendo, la GR 34 individua tre fondamentali modi per poter combattere la violenza: auto-organizzarsi e auto-determinarsi, avere accesso alla giustizia e poter prendere decisioni sul proprio corpo e sui processi produttivi e riproduttivi.

Nel 2018, viene approvata dal Consiglio dei Diritti dell’ONU la Dichiarazione dei Diritti dei Contadini e di tutte le persone che vivono nelle Zone Rurali (UNDROP), presentata dalla Via Campesina e altri movimenti sociali internazionali. Per più di dieci anni, le comunità rurali ed indigene hanno pazientemente negoziato per una Dichiarazione globale di questo genere. La Dichiarazione promuove i diritti di milioni di piccoli produttori di cibo che nutrono all’incirca l’80% della popolazione mondiale nonostante abbiano accesso a solamente un quarto della terra arabile del pianeta. L’articolo 4 della Convenzione afferma il diritto delle donne rurali contadine, utilizzando un linguaggio molto simile a quello riscontrato nella Dichiarazione Generale 34 delle Raccomandazioni CEDAW. La Convenzione promuove una equa proprietà sui territori e sulle risorse, chiamando ad una migliore tutela della sanità nelle aree rurali e migliori infrastrutture e servizi per l’educazione. Si richiede poi un salario equo, sottolineando l’immenso contributo delle lavoratrici e delle contadine nella produzione di cibo.

La Dichiarazione UNDROP è stata ideata, con grande impegno in termini di tempo e lavoro, per ripensare e cambiare il discorso dominante, caratterizzato da una produzione capitalista e una visione patriarcale del mondo e dell’agricoltura. La Dichiarazione enfatizza il ruolo delle donne, mettendole al centro di politiche radicali per costruire un modello di agricoltura ecologico, sostenibile e giusto. In considerazione delle diverse pressioni che subiscono, in quanto donne, in quanto contadine, in quanto nere o indigene, le donne rurali sono un’espressione di resistenza contro il capitalismo patriarcale e contro tutte le forme di violenza subite dalle donne e dalle persone di genere diverso.

Una delle principali lotte, forse la più importante, per La Via Campesina è il controllo sulla produzione di cibo, in cui le donne rivestono un duplice ruolo:

  • il primo riguarda l’importanza di tutte le loro attività nel settore agricolo che sono fondamentali per riuscire a produrre cibo a sufficienza;
  • il secondo ruolo guarda alle donne come attrici di cambiamento e come portatrici di valori che possono mettere in discussione le relazioni di potere su cui il modello agricolo dominante si poggia.

Da questo punto di vista bisogna sottolineare come le donne siano le detentrici, storicamente e culturalmente, dei diritti collettivi, come il diritto alle sementi, sempre più negato ai piccoli contadini e legato a brevetti che escludono dall’acquisto chiunque non se lo possa permettere. Le donne in particolare, in diverse parti del mondo, sono ancora le custodi dei semi tradizionali, rivestendo un ruolo fondamentale nella lotta agli OGM, ai pesticidi e al deterioramento ambientale che il loro utilizzo comporta. Il rispetto per la nostra madre Terra e un cibo, culturalmente, socialmente ed economicamente appropriato è ciò per cui le donne rurali lottano ogni giorno. Stanche di seguire un modello dominane che ammala chi lavora la terra e distrugge l’ambiente, si impegnano per cambiare il mondo. Ricordandoci che le lotte per il cibo, per la sovranità alimentare e per i diritti delle donne sono le lotte per chiunque viva su questa terra.

Autrice: Viola Taormina

Editor: Eleonora Mancinotti

Web Content Editor: Marco Galluzzi