Siamo appena entrati nella stagione primaverile, le giornate si allungano e il clima diviene più mite. È il momento di procedere a nuove semine e la produzione agricola aumenta. Solitamente però, questa stagione è caratterizzata anche dall’arrivo di parassiti e insetti, alcuni utili altri un po’ meno. Ma quest’anno i piccoli nemici dei produttori agricoli sono stati messi in secondo piano da un’emergenza molto preoccupante che, con ogni probabilità, riuscirà a fare danni ben più gravi di quelli che sono soliti fronteggiare gli agricoltori italiani.
Ormai tutti sanno che il nuovo virus influenzale Covid-19 si sta diffondendo sempre di più, mettendo a dura prova i governi e i cittadini di tutto il mondo. In questo delicato momento di crisi ci sono delle fasce di popolazione che sono più in difficoltà di altre, sia per il rischio maggiore di contrarre il virus sia per la perdita economica che deriva dall’impossibilità di portare avanti le proprie attività. La confusione e la paura di essere lasciati soli sono stati d’animo che stiamo vivendo in maniera diffusa in tutto il territorio nazionale.
Per fronteggiare l’emergenza, in Italia, sono stati promulgati dei decreti-legge ad hoc per contrastare le tante problematiche che si stanno presentando. In uno di questi si fa riferimento esplicito a coloro che lavorano in agricoltura. A questi è stato chiesto di portare avanti le attività al fine di garantire a tutti noi la presenza dei prodotti alimentari negli scaffali dei supermercati. E questo non è affatto scontato.
Quello agroalimentare, infatti, è un settore fondamentale per il nostro Paese e rappresenta una delle locomotive dell’economia italiana. Per questo motivo e per assicurare gli approvvigionamenti, sono stati inseriti dei punti specifici all’interno dei Decreti del Presidente del Consiglio per il contenimento della diffusione del Covid-19. Nel DPCM dell’11 marzo 2020, all’art.1, punto 4 si legge che “resta garantita, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, l’attività agricola, zootecnica e di trasformazione agro-alimentare comprese le filiere che ne forniscono beni e servizi”. Di conseguenza non sono previste limitazioni all’abituale svolgimento delle attività agricole stagionali né di quelle riguardanti gli allevamenti.
A differenza di molti altri lavoratori cui è stato chiesto di restare a casa, gli agricoltori potranno continuare a lavorare, seppur prendendo alcune importanti precauzioni ribadite e ampliate il 14 marzo con il Protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Firmato dai Ministeri dell’Economia, del Lavoro, delle Politiche Sociali, dello Sviluppo economico e della Salute il documento riassume in 13 punti come “la prosecuzione delle attività produttive può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione”. Come principali misure di contenimento devono essere previste la “rarefazione delle presenze negli ambienti chiusi di lavoro” e “il rispetto interpersonale di un metro”. Nel caso in cui non si possano rispettare tali misure, si raccomanda l’utilizzo di altri strumenti di protezione individuale come mascherine (17×9,5 cm) e altri apparati di protezione (guanti, occhiali, tute, etc.) che siano conformi con le indicazioni delle autorità sanitarie e nel rispetto del D.L. approvato recentemente. Poiché al momento tali strumenti sono difficili da reperire, si invitano le imprese ad assicurare la disposizione di detergenti per le mani oltre che a garantire la pulizia quotidiana e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. Nel caso fosse previsto un servizio di trasporto viene anche richiesto di salvaguardare la sicurezza dei lavoratori lungo ogni spostamento.
Al fine di sostenere la filiera agroalimentare sono state adottate altre misure all’interno del DL Covid Ter del 16 marzo. La manovra interessa il settore primario a partire dalla creazione di un Fondo da 100 milioni a sostegno delle imprese agricole fino all’aumento dal 50% al 70% degli anticipi dei contributi PAC a favore degli agricoltori, per un ammontare totale stanziato che supera il miliardo di euro. Per ammortizzare le potenziali e pericolose conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Coronavirus sono stati previsti altri provvedimenti come:
- cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti del settore;
- tutele per i lavoratori stagionali senza continuità di rapporti di lavoro;
- indennità una tantum pari a 500 euro per i lavoratori agricoli che hanno contratto a tempo determinato;
- aumento del Fondo indigenti di 50 milioni per assicurare la distribuzione degli alimenti;
- fino al 30 settembre, interruzione delle rate per i mutui a rimborso rateale, con la possibilità di rilascio di cambiali agrarie;
- rafforzamento del Fondo per la promozione all’estero dei PAT (prodotti agroalimentari italiani).
C’è poi il bonus di 100 euro per coloro che continuano a lavorare nel mese di marzo, riconducibile invece ai provvedimenti di carattere complessivo relativi ai lavoratori, tra cui ovviamente i contadini. Quindi, il tentativo dello Stato di dare maggiore liquidità e sostegno a chi lavora nel settore primario sembrava essere una misura inevitabile da adottare, esattamente come è stato necessario procedere con il finanziamento del sistema sanitario nazionale.
A Bruxelles intanto, la Commissione europea ha dato il via libera “alla proroga di un mese, dal 15 maggio al 15 giugno 2020, della scadenza per la presentazione delle domande relative ai contributi previsti dalla Politica agricola comune (PAC) per questa campagna”. Tale provvedimento dovrebbe offrire una flessibilità maggiore agli agricoltori per la compilazione delle proprie domande durante questo periodo difficile, in ogni caso la Commissione ha già assicurato la disponibilità a vagliare altre richieste presentate dall’Italia rispetto a: tempi di liquidazione degli aiuti PAC relativi alla campagna 2019, rimodulazione dei programmi di promozione, proroga delle scadenze relative alle Organizzazioni comuni di mercato del vino e dell’ortofrutta, rendicontazione dei Programmi di sviluppo rurale.
La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha accolto la notizia in maniera gradita e, oltre a rimarcare l’importanza che sia anche l’Unione Europea a sostenere la filiera alimentare, ha ritenuto necessario ribadire che il virus non si trasmette con cibo e bevande dal momento che alcuni Paesi esteri hanno iniziato a chiedere dei certificati “virus free”. Alcune merci italiane infatti sono state bloccate alle frontiere di numerosi Paesi, anche extra europei. Per la filiera agroalimentare italiana questa situazione rischia di essere una vera e propria catastrofe. Al momento non sembra che siano servite neanche le dichiarazioni di molti virologi, che escluderebbero la trasmissione del Coronavirus attraverso gli alimenti.
Le piccole e medie aziende agricole rischiano di essere le più colpite dall’effetto epidemia. Per questo la Commissione europea ha definito una risposta utile a ridurre l’impatto economico generato dal Covid-19. “La Commissione cercherà di proteggere i lavoratori dalla disoccupazione ed è pronta a sostenere gli Stati membri promuovendo programmi di lavoro a breve termine e di riqualificazione, programmi che si sono dimostrati efficaci già in passato”. Questa è la dichiarazione presente nel comunicato stampa di Confagricoltura che ha accolto con piacere le disposizioni introdotte per limitare i contraccolpi della crisi ma in cui si sottolinea anche la necessità di prendere ulteriori provvedimenti che tengano conto delle esigenze dei singoli settori produttivi.
Un problema grave, e che resta irrisolto, è relativo ai braccianti di origine straniera. A causa dell’emergenza Coronavirus, infatti, molti lavoratori, di cui la maggior parte stagionali, hanno ricevuto la richiesta di lasciare le campagne italiane e tornare nei propri Paesi per effetto delle misure cautelative adottate dagli stessi. Di conseguenza molte aziende agricole fanno fatica a trovare manodopera in questo momento di necessità e stanno attuando dei piani di reclutamento per sopperire alla mancanza di migliaia di operai agricoli.
Nell’attesa che si superi il picco dei contagi, ciò che sappiamo è che l’esecutivo prenderà altre misure, forse più drastiche, per il contenimento del contagio e altrettanto ingenti per incentivare l’economia a ripartire. La difficoltà sta nel capire se si riuscirà effettivamente a venire incontro alle richieste dei sindacati e delle associazioni di agricoltori, in quella che rischia di essere una catastrofe sociale, oltre che economica. A tal proposito, il comunicato stampa ARI, Associazione Rurale Italiana, del 19 marzo riassume quelle che al momento sono le preoccupazioni più comuni relativamente al sostegno previsto per i piccoli imprenditori agricoli e alla tutela della salute dei contadini.
“Il Decreto trascura una componente essenziale dell’agricoltura italiana: più di un milione di aziende diretto-coltivatrici in cui lavorano più di un milione e seicentomila persone (cfr. ISTAT). L’insistenza sul sostegno all’esportazioni agroalimentari (Art. 53 – Misure per il credito all’esportazione) avrà una scarsissima influenza sull’approvvigionamento alimentare del nostro mercato interno.
Abbiamo apprezzato in particolare quanto previsto per i lavoratori agricoli (Art. 22; Art. 30; Art. 32) ma riteniamo che quanto previsto nell’ Art. 78 (Misure in favore del settore agricolo e della pesca) riguardi un numero banalmente esiguo di imprese agricole di grande o grandissima dimensione che NON rappresentano né la struttura produttiva agricola né l’effettiva capacità di fornire alimenti in modo capillare e decentrato quanto più necessario in questa drammatica emergenza”.
Ci auspichiamo quindi che le rivendicazioni riportate nel comunicato stampa vengano accolte positivamente e nell’immediato al fine di tutelare i contadini di piccola scala e i consumatori, in questa situazione che già porta con sé conseguenze socioeconomiche da non sottovalutare.
Per approfondimenti:
ARI Associazione Rurale Italiana, “Emergenza Covid19: i produttori locali garantiscono l’accesso al cibo – governo ed enti locali garantiscano il loro supporto”, 19/03/2020
USB Unione Sindacale di Base, “Coronavirus, USB: il decreto Cura Italia non affronta la situazione dei braccianti invisibili, servono correttivi”, 20/03/2020
Autore: Marco Galluzzi
Editing: Antonio Onorati
Web Content Editor: Eleonora Mancinotti