La risposta collettiva degli studiosi della sovranità alimentare alla Strategia Farm to Fork

Il 20 maggio 2020 la Commissione europea (CE) ha pubblicato la sua nuova strategia Farm to Fork (F2F) per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Mauro Conti, presidente di Crocevia, e Antonio Onorati, presidente onorario di Crocevia, insieme a tanti altri studiosi impegnati a collaborare verso una transizione sostenibile dei sistemi alimentari, hanno redatto e firmato un documento di analisi sulla strategia Farm to Fork rivolto alla Commissione Europea. E’ possibile scaricare la lettera cliccando qui. Di seguito, ne pubblichiamo alcuni estratti:

“Riconosciamo che la strategia F2F contenga molti punti positivi, ma siamo anche profondamente preoccupati che questi rimangano integrati in una narrazione ormai obsoleta.Le prove indicano in modo schiacciante la necessità di andare oltre il paradigma della crescita economica (seppur verde). Questo paradigma, riproposto dal Green Deal europeo, perpetua alcuni circoli viziosi insostenibili e alcune disuguaglianze profondamente radicate. Il Meccanismo di Consulenza Scientifica[1] ha recentemente consigliato alla Ccommissione Europea di smettere di trattare il cibo come merce e di iniziare a pensare alle implicazioni di una concezione del cibo come un bene comune[2]. Tuttavia, la CE non sembra aver recepito questa raccomandazione nella strategia F2F.”

Agroecologia

La strategia F2F non riconosce a pieno il ruolo dell’agroecologia nei sistemi alimentari europei, né il suo potenziale. Nella Strategia F2F, l’agroecologia è definita in modo limitato, nonostante l’ampio riconoscimento da parte degli agricoltori, dei movimenti sociali e delle organizzazioni internazionali del suo ruolo chiave nell’integrazione dei principi ecologici nella progettazione e nella gestione dei sistemi agricoli. Anche se siamo lieti di vedere un’attenzione particolare alle nuove conoscenze e alle innovazioni per aumentare gli approcci agroecologici nella produzione primaria, questo non dovrebbe essere usato per ritardare l’azione. Anche se la ricerca è sempre preziosa, esistono già abbondanti riferimenti scientifici, supportati da processi di peer-review, relativi all’agroecologia e questi forniscono le prove per un’azione immediata , . Da questo punto di vista, l’editing dei geni rimane una falsa soluzione che non dovrebbe essere perseguita, non solo alla luce della sentenza della Corte di Giustizia dell’UE , ma anche per evitare un’ulteriore privatizzazione dei sistemi alimentari.

Per quanto riguarda la produzione alimentare sostenibile, nel contesto delle crisi attuali, sono necessari obiettivi più ambiziosi per promuovere pratiche ecologiche che aumentino la biodiversità e la fertilità del suolo, riducano l’erosione e la contaminazione dei suoli, dell’acqua e dell’aria, sostengano l’adattamento al cambiamento climatico e diminuiscano il consumo energetico. La strategia F2F evidenzia e riconosce il potenziale dell’agricoltura biologica, soprattutto in relazione alle opportunità per i giovani, ma non definisce adeguatamente l’agricoltura biologica. Inoltre, non sottolinea sufficientemente l’importanza dei temi del rinnovamento delle aziende agricole, all’accesso alla terra e dell’allevamento estensivo.”

Consumo

La strategia F2F, pur riconoscendo l’importanza degli “ambienti alimentari”, non riesce a promuovere cambiamenti che possano trasformarli profondamente al fine di sostenere e diffondere diete sane e sostenibili per tutti. In tal senso, la retorica della crescita economica porta la Strategia F2F a cadere in contraddizione, tra un approccio di libera e consapevole scelta del consumatore e un approccio di intervento attraverso misure legali e normative (a parte la tassa). Come evidenziato in precedenza, sosteniamo l’uso di incentivi fiscali per contribuire a modificare i modelli di produzione e di consumo (ad esempio, frutta e verdura biologica). Tuttavia, siamo preoccupati che questi incentivi fiscali possano finire per avvantaggiare l’agricoltura biologica industriale piuttosto che i piccoli agricoltori. Siamo anche preoccupati per la mancanza di considerazione delle azioni mirate a garantire l’accesso a un’alimentazione sana e sostenibile alle famiglie a basso reddito.

La strategia F2F si concentra sull’adattamento delle strategie di marketing e pubblicitarie tenendo conto delle esigenze dei più vulnerabili (ad esempio, i bambini); tuttavia, non riesce a muovere un passo ulteriore in avanti per limitarle. È dimostrato che puntare a responsabilizzare i consumatori attraverso l’informazione e/o l’etichettatura non è sufficiente per cambiare le scelte dei consumatori. L’obiettivo dovrebbe essere piuttosto la costruzione di un “ambiente alimentare” capace di garantire l’accesso ad un’alimentazione sostenibile, sana e culturalmente appropriata per tutti, a prezzi accessibili. La strategia F2F dedica particolare attenzione ai “diritti” dei consumatori di scegliere tra diversi prodotti e all’importanza che l’etichettatura ha nell’orientare questa azione. Pur apprezzando l’importanza della trasparenza e il ruolo che l’informazione svolge nel migliorare le abitudini di consumo, la Strategia F2F non presta sufficiente attenzione ai molteplici vincoli strutturali che spesso definiscono la possibilità di scelta dei consumatori (precarietà finanziaria/povertà relazionale, vivere in un deserto alimentare, ecc.)

A tal fine, la strategia F2F aggiunge poco su come ottenere un ambiente alimentare ideale, o su come determinare cambiamenti nel consumo dietetico per coloro che ne hanno più bisogno, riconoscendo le disuguaglianze nell’accesso al cibo sano. Si parla della necessità di ridurre il consumo di carne rossa, come raccomandato anche dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici. Tuttavia, la strategia F2F non è ancora chiara su come si possa ottenere questa riduzione. Infine, è deplorevole che, nonostante la richiesta di scelte informate da parte dei consumatori, l’educazione dei bambini all’agricoltura e a diete sane e sostenibili non sia considerata nella strategia F2F . 

Inoltre, l’F2F sembra suggerire che l’unico ruolo dei cittadini europei nella costruzione di un sistema alimentare sostenibile è quello di votare con il proprio portafoglio e di consumare: ciò disconosce la natura politica del cibo e dei sistemi alimentari e il fatto che gli europei sono prima di tutto cittadini con il diritto di voto e il diritto di essere direttamente coinvolti in processi democratici e aperti riguardo al futuro del loro cibo, elemento chiave della sovranità alimentare.”

“[…] ancora una volta la politica appare in ritardo rispetto alle prove scientifiche ed alle necessità sociali ed ambientali europee, e siamo fermamente convinti che la strategia F2F non sia sufficiente a garantire sistemi alimentari diversificati, sostenibili e giusti per il pianeta e per tutte le persone in UE. Siamo pronti a lavorare con la Commissione Europea per affrontare le preoccupazioni sollevate in questa lettera per portare avanti una strategia F2F più ambiziosa e per consolidare un sistema alimentare equo, sano, basato sui diritti e capace di rispettare e rigenerare l’ambiente.”


[1] Group of Chief Scientific Advisors. 2020. Towards a Sustainable Food System. Brussels.

[2] Vivero-Pol, J.L., T. Ferrando, O. De Schutter, and U. Mattei (eds). (2018) Routledge Handbook of Food as a Commons. Oxon: Routledge


Editing: Eleonora Mancinotti

Web Content Editor: Marco Galluzzi