Per cambiare il mondo dobbiamo incentivare le pratiche dei Popoli Indigeni e dei contadini

Montreal, 23 novembre 2019

Ancora una volta Crocevia era al fianco del Comitato Internazionale di Pianificazione (IPC) per la Sovranità Alimentare ad appoggiare la partecipazione dei delegati dei Popoli Indigeni e contadini. Dal 20 al 22 novembre, a Montreal in Canada si è svolta l’undicesima sessione del gruppo di lavoro della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) sull’articolo 8(j) che difende le conoscenze tradizionali dei Popoli Indigeni e delle Comunità Locali.

Lo staff di Crocevia, insieme all’IPC, è stato a Montreal per far sentire la voce dei Popoli Indigeni e delle organizzazioni contadine che contribuiscono alla valorizzazione della biodiversità attraverso il loro stile di vita intimamente legato al territorio.

Il contesto in cui i Popoli Indigeni e i piccoli agricoltori di tutto il mondo lavorano per conservare e utilizzare in modo sostenibile le risorse genetiche, sta cambiando ad un ritmo sempre più elevato. I contadini, i pescatori, i raccoglitori, gli allevatori su piccola scala e i pastori devono essere riconosciuti come motori positivi per la valorizzazione della biodiversità.

Bisogna considerare che le terre dei Popoli Indigeni detengono circa l’80% della biodiversità mondiale e che i piccoli produttori apportano almeno il 75% dell’approvvigionamento alimentare mondiale. Per questo motivo, negli ultimi anni sono state firmate la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e degli altri popoli che lavorano nelle aree rurali. Queste dichiarazioni devono formare ora il quadro dentro il quale le decisioni sulla biodiversità e la produzione alimentare devono essere prese, a livello nazionale, Europeo e internazionale.  

Purtroppo, nonostante anni di battaglie sulle terminologie corrette da usare, constatiamo che, anche in questi contesti multilaterali, rimane l’approccio paternalistico e colonialista. Per cominciare a cambiare il sistema verso un approccio più sostenibile, bisogna prima adoperare una terminologia che riconosca l’autonomia dei Popoli Indigeni.

Inoltre, questo atteggiamento è evidente nelle iniziative che vengono dall’alto, proposte da parte degli Stati, senza nessuna considerazione del lavoro presente sul campo. Le iniziative dei Popoli Indigeni e dei contadini per valorizzare ed aumentare la biodiversità sono già in atto in molte aree del mondo e hanno solo bisogno di essere sostenute dagli Stati, invece che essere limitate con politiche pubbliche non adatte alla produzione su piccola scala.

Per consentire, infatti, alle popolazioni indigene e ai piccoli agricoltori di gestire e ripristinare il proprio agroecosistema, bisogna applicare efficacemente l’articolo 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per conservare, utilizzare, scambiare e vendere sementi dagli agricoltori agli agricoltori, senza limitazioni.

Infine, nel rispetto dei Popoli Indigeni e delle comunità contadine va posta l’attenzione sul fatto che il sapere tradizionale e indigeno appartiene alle popolazioni indigene stesse. Per questo motivo, come previsto dall’articolo 8J, il consenso previo, libero e informato (FPIC in inglese) deve essere esercitato da parte delle popolazioni indigene in modo legittimo, trasparente ed efficace, nel rispetto delle pratiche locali, con la possibilità che il risultato del consenso possa essere la negazione di iniziative esterne.

La riunione è terminata senza troppe negoziazioni, dato che il testo verrà considerato e valutato durante la prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica a Kunming, Cina, a ottobre del prossimo anno. Il momento è molto importante, in quanto si sta lavorando sulla strategia per la biodiversità dopo il 2020. Constatato dagli Stati il fallimento degli obbiettivi di Aichi, ossia la strategia globale per la biodiversità dal 2011 al 2020, Crocevia farà sì che le organizzazioni contadine e i Popoli Indigeni possano avere un ruolo attivo nella costruzione dei prossimi obiettivi, sperando in una nuova strategia che sia più efficace e che gli Stati possano rispettare i propri compiti.

Autore: Stefano Mori

Web Content Editor: Eleonora Mancinotti