A partire dalla sottoscrizione dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals – SDGs, nell’acronimo inglese) da parte dell’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2015, in tutto il mondo organizzazioni internazionali, governi centrali, enti territoriali, associazioni imprenditoriali e della società civile si sono mobilitate per disegnare e realizzare politiche e strategie per raggiungere i 17 Obiettivi e i 169 Target su cui tutti i Paesi del mondo si sono impegnati.
Sulla scia di questa spinta globale, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), con oltre 180 organizzazioni e reti della società civile, promuove la seconda edizione del Festival dello sviluppo sostenibile: una iniziativa di sensibilizzazione e di elaborazione culturale e politica diffusa su tutto il territorio nazionale.
Il Festival rappresenta il principale contributo italiano alla Settimana europea dello sviluppo sostenibile (Esdw) e si svolgerà nell’arco di 17 giorni, dal 22 maggio al 7 giugno, durante i quali si terranno eventi (come convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, presentazioni di libri, manifestazioni di valorizzazione del territorio) per richiamare l’attenzione sia sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, sia su dimensioni trasversali che caratterizzano l’Agenda 2030.
In questo contesto il seminario “Nbt e Ogm, Semi Del Futuro? Le nuove tecniche genetiche: una minaccia per l’agricoltura contadina”. propone un proprio percorso critico di approfondimento per il raggiungimento degli SDG’s 1 e 2 (rispettivamente sconfiggere la povertà e sconfiggere la fame nel mondo).
Cosa sono le NBT?
L’acronimo NBT (New Breeding Techniques) si usa per riferirsi ad una serie di diverse tecniche di ingegneria genetica, denominate anche “nuove tecniche di creazione varietale”. Il governo italiano, in particolare sta concentrando la sua attenzione su due di queste tecniche: la cisgenesi, che si basa sull’idea dell’inserimento di un preciso frammento del DNA nella pianta, portatore di determinate caratteristiche, a che il gene provenga da organismi della stessa specie (a differenza della transgenesi in cui il gene introdotto proviene da una specie completamente diversa) e il genome editing, che consente di modificare in maniere mirata specifici geni, inducendo tagli nel DNA, che vengono poi riparati.
Perché preoccuparsi?
Il problema non è il miglioramento genetico, questo non ci fa paura poiché i contadini lo praticano da 15 mila anni nei loro campi, quello che ci spaventa è la presunzione di adattare le culture all’ambiente in modo “manipolato” dimenticando che l’adattamento messo in atto
con successo dai contadini nel corso dei secoli è sempre avvenuto in co-evoluzione con al natura. A ciò si aggiunge il fatto che le tecniche di manipolazione genetica sono portatrici di effetti inaspettati e indesiderati che hanno impatti imprevedibili sui sistemi agrari, e possono causare rischi per l’ambiente e per la salute.
Nbt e Ogm, Semi Del Futuro? Le nuove tecniche genetiche: una minaccia per l’agricoltura contadina.
Introduce e modera:
Eduardo Ferretti (MAIS ONG)
Interventi dalle 16.00 alle 17.30
Prof.essa Cristiana Peano
(Università di Torino – Master in Sostenibilità Socio Ambientale delle Reti Agroalimentari)
Elisa D’Aloisio
(Associazione Rurale Italiana)
Antonio Onorati
(Centro Internazionale Crocevia)
Guy Kastler
(ECVC – Coordinamento Europeo Via Campesina)
Dibattito dalle 17.30 alle 19.00