La centralità dei produttori locali di alimenti di piccola scala
Nella giornata di giovedì 3 ottobre il Centro Internazionale Crocevia ha partecipato al webinar sull’agroecologia organizzato dall’IFAD, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo. L’evento si è svolto con la partecipazione di esperti della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, e si è posto come obiettivo di far emergere il modo in cui il concetto di agroecologia viene integrato nelle operazioni dell’IFAD, e più in generale su come l’agroecologia possa ricoprire un importante ruolo nel portare avanti l’Agenda delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.
Crocevia accoglie favorevolmente questo tipo di iniziative che dimostrano una crescente attenzione rivolta all’applicazione dell’agroecologia e vuole incoraggiarne il proliferare.
I benefici trasversali dell’agricoltura diversificata e i fattori che la ostacolano
Primo ad intervenire è stato Emile A. Frison, direttore generale di Bioversity International fino al 2013. La sua presentazione ha messo in luce le sfide che caratterizzano l’odierno settore dell’alimentazione: malnutrizione, povertà e mancanza di sostenibilità ambientale. Si tratta di un quadro che rende evidente la necessità di un cambio di paradigma nell’ottica di un’agricoltura diversificata che si lasci alle spalle l’idea della massimizzazione della produttività ad ogni costo, preferendo approcci che pongono al centro il valore dei prodotti locali.
Un sistema di agricoltura diversificato, infatti, porta benefici trasversali che impattano la società in molteplici modi. Dal punto di vista economico, genera reddito e resilienza, in luce soprattutto del fatto che preferendo alla monocoltura un sistema diversificato si aumenta la produttività dei terreni. Uno studio pubblicato di recente testimonia un diffuso aumento delle performances economiche in tutta Europa per coloro i quali hanno adottato questo tipo di tecniche agricole (prima l’Olanda con un +110%, segue la Francia con +73%, mentre il dato per l’Italia è di +15%).
Frison fa poi riferimento ad altri importanti benefici che provengono dall’agricoltura diversificata dal punto di vista: ambientale poiché migliora la biodiversità e la riparazione dei terreni degradati; sociale per l’aumento dei tassi di occupazione; nutrizionale per l’eliminazione degli effetti negativi sulla salute che hanno invece i pesticidi utilizzati dall’agricoltura di tipo industriale.
Questa transizione non sta però avvenendo ovunque, come auspicato, a causa di diverse ragioni tra cui spiccano la concentrazione di potere nelle mani di poche e grandi compagnie, le prospettive di breve periodo di decisori politici che guardano soprattutto alla loro elezione, le aspettative di cibo a basso costo e l’ossessione per l’esportazione. Questa narrativa deve cambiare e per farlo bisogna partire dal principio che ciò che conta quando si parla di alimentazione non è il netto in produzione di calorie, quanto invece il contenuto in nutrienti.
La FAO e i 10 elementi dell’agroecologia: un’Iniziativa volta a combattere povertà e cambiamenti climatici
Emma Siliprandi, in qualità di direttrice dell’Iniziativa Scaling-Up per l’agroecologia, lanciata nel 2018 dalla FAO, ha in seguito illustrato l’Iniziativa nel suo funzionamento e nei suoi scopi.
Punto di partenza dell’Iniziativa sono i 10 elementi dell’agroecologia elaborati dalla FAO: governance responsabile, diversità, sinergie, efficienza, valore umano e sociale, resilienza, riciclo, co-creazione e condivisione di conoscenza, economia circolare e solidale, transizione di colture e di cibo.
Scaling-Up si pone come obiettivo di accompagnare e supportare processi nazionali di transizione verso l’agroecologia e per fare questo opera in concertazione con partner ed agenzie delle Nazioni Unite.
Tre sono le principali aree identificate: conoscenza ed innovazione, processi di policy, creazione di connessioni. A partire da queste tre dimensioni l’Iniziativa si propone di creare un quadro di analisi in grado di valutare le performances multidimensionali dell’agroecologia e dimostrare così il suo valore.
In particolare, nel corso della presentazione viene posto l’accento sulla necessità di una maggiore collaborazione affinché l’agroecologia venga riconosciuta come una valida via per l’eliminazione della povertà e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Questa collaborazione si concretizza in lavori di ricerca, sessioni di training e creazione di partnership in paesi pilota al fine di sviluppare una base di conoscenze, esperienze e connessioni.
Obiettivi, linee guida e strutturazione del lavoro dell’IFAD nella promozione dell’agroecologia
L’evento è proseguito con l’intervento di Rikke Grand Olivera dell’IFAD con lo scopo di illustrare il lavoro dell’Organizzazione nel settore dell’agroecologia. Come obiettivi generali, l’IFAD si pone di aumentare la conoscenza delle pratiche agroecologiche nei contesti caratterizzati da povertà rurale, di sviluppare delle linee guida e di accrescere il dialogo e la comunicazione tra i soggetti interessati.
Emerge dal discorso una struttura su più livelli: il primo livello interessa le pratiche agroecologiche all’interno di aziende agricole; il secondo livello si occupa dell’agroecologia a servizio del paesaggio; il terzo è dedicato ai mercati che supportano prodotti agroecologici; il quarto infine è rivolto alle politiche e agli strumenti che favorisco l’agroecologia e sistemi alimentari sostenibili.
A guidare l’azione di IFAD su tutti i livelli è l’applicazione dei principi agroecologici che prevede, in particolare:
- accrescere l’efficienza riducendo gli input esterni;
- riciclare acqua, nutrienti, biomasse ed energia;
- aumentare la diversità e integrare il settore dell’agricoltura con quello dell’allevamento.
Dalla teoria alla pratica: ProDAF in Niger e ASPIRE in Cambogia
Al fine di fornire degli esempi pratici di quanto descritto, il seminario ha visto la partecipazione di due esperti dell’IFAD attualmente impegnati in progetti di sostegno all’agroecologia nel mondo, rispettivamente Sebastien Subsol per ProDAF in Niger e Karan Sehgal per ASPIRE in Cambogia.
Entrambi i progetti sono rivolti alla promozione di tecniche di agricoltura sostenibile e stanno portando risultati positivi su più fronti tra i quali la salute, la salvaguardia della biodiversità, l’accesso all’acqua, la sicurezza alimentare e la creazione di posti di lavoro, l’empowerment femminile.
Gli ingredienti fondamentali di progetti agroecologici di successo: collaborazione e partecipazione attiva dei produttori locali di alimenti di piccola scala
Nel dibattito finale, sia l’esperienza in Niger che quella in Cambogia hanno permesso di riflettere su alcuni aspetti non secondari dai quali può dipendere la buona riuscita di progetti rivolti all’implementazione di un’agricoltura sostenibile. In primis, la creazione di collegamenti diretti tra i piccoli produttori locali e i mercati, così come la collaborazione con i programmi statali di sicurezza alimentare. Segue il bisogno di adattare qualsiasi politica o progetto alle specificità del contesto, evitando l’applicazione meccanica di tecniche apprese in teoria.
Crocevia, rispetto a quanto emerso dal dibattito, pone l’accento sull’importanza della centralità dei produttori locali di alimenti di piccola scala, focus necessario di politiche che devono essere il più possibile inclusive: i produttori locali non devono essere considerati passivi beneficiari ma ricoprire un ruolo attivo nell’ideazione e implementazione dei progetti che li riguardano.
Non va dimenticato infatti il contributo che solo le popolazioni rurali sono in grado di apportare grazie alle conoscenze e tecniche ancestrali tramandate di generazione in generazione rispettose del territorio e parti integranti dell’ecosistema.
Altro aspetto è la centralità dell’agroecologia come elemento chiave nella costruzione della sovranità alimentare e l’importanza di sviluppare strategie comuni per promuoverla e difenderla da cooptazione. Infatti, è sempre presente il rischio di cooptazione del termine agroecologia da parte dell’agroindustria. Ci sono stati tentativi di ridefinire l’agroecologia come un insieme ristretto di tecnologie che sembrano facilitare la crisi di sostenibilità della produzione alimentare industriale, mentre le strutture di potere esistenti rimangono incontestate. Questa cooptazione dell’agroecologia ha vari nomi, tra cui “agricoltura intelligente per il clima”, “intensificazione ecologica o sostenibile”, produzione di monocoltura industriale di alimenti “biologici”, ecc. Non dobbiamo farci ingannare: l’agroecologia in un contesto di sovranità alimentare è la risposta per superare le crisi climatiche, ambientali, alimentari e di salute pubblica provocate proprio dall’agroindustria.
Crocevia ribadisce l’importanza dell’agroecologia come alternativa essenziale alla produzione alimentare industriale e come mezzo per trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo in qualcosa di migliore per l’umanità e il nostro pianeta.
Autrice: Alice Giro
Editing: Emanuele Lucci
Web Content Editor: Eleonora Mancinotti