39° CFS: sui semi i governi evitano il confronto

Le sementi entrano nel dibattito del Comitato per la Sicurezza Alimentare (CFS) delle Nazioni Unite, che si è aperto il 15 ottobre con centinaia di delegati.

La discussione nasce dal 3° rapporto dell’HLPE (High Level Panel of Experts on Food Security and Nutrition, gruppo di esperti di alto livello che indirizzano il lavoro del CFS), intitolato Food Security and Climate Change, pubblicato a giugno 2012. Nel rapporto gli studiosi raccomandano l’utilizzo delle sementi contadine e locali come valido sistema per “aumentare la resilienza di un sistema alimentare al cambiamento climatico”. Questa problematica è stata riportata nell’ambito del CFS dalla Società Civile, ma i governi sembrano sottrarsi al confronto, mentre appare sempre più evidente che la questione delle sementi non può in alcun modo essere slegata da quella della sicurezza alimentare.

Il Comitato per la Sicurezza Alimentare (CFS) delle Nazioni Unite è una piattaforma politica internazionale e intergovernamentale nata con lo scopo di studiare strategie per garantire il diritto all’alimentazione dei popoli. Questo organismo, riunito presso la FAO, è stato di recente riformato permettendo alle realtà della società civile (associazioni e reti contadine, ONG e altri stakeholders, identificati nella sigla CSM – Civil Society Mechanism) di partecipare alle assemblee plenarie e di presentare il proprio contributo alla discussione.

Il tema delle sementi è stato quindi affrontato ieri in un evento collaterale, organizzato da Crocevia assieme a BEDE France e Réseau Semences Paysannes (con il contributo della commissione europea, progetto “Farmers’ Seeds”), dal titolo Genetic Resources, Farmers’ Seeds and Food Security, condotto da Maryam Rahmanian, vice presidente dell’HLPE.

Riguardo ai cambiamenti climatici “le sementi contadine, basate sulla selezione e conservazione fatta direttamente nel campo e sull’adattamento su base locale, sono le uniche a potere garantire la sopravvivenza delle piante ai sempre più frequenti choc climatici. Le sementi industriali invece hanno perso completamente quella diversità interna che permette l’adattamento della pianta” ha ricordato Guy Kastler della Réseau Semences Paysannes (Rete delle Sementi Contadine, Francia).

Sulle sementi rimane purtroppo intatto il problema dell’accesso ai luoghi decisionali da parte della società civile: “Il tema dei semi è quello che tocca il contadino più da vicino, eppure si sceglie di non affrontarlo nella riunione del CFS; tutti gli altri luoghi decisionali sulle sementi (Trattato sulle Risorse Fitogenetiche, Commissione sulle risorse genetiche ecc.) sono interdetti alla società civile” ha denunciato Antonio Onorati di Crocevia. La parola dei contadini sarebbe tanto più importante in un momento in cui “per la prima volta si cerca di intaccare anche il campo dell’agricoltura di sussistenza, quella di chi coltiva per mangiare, non per vendere, modello a cui sempre più persone si stanno rivolgendo in tutta Europa come conseguenza della crisi. Sino alle ultime recenti proposte di legge l’agricoltura di sussistenza era stata sempre esonerata dalla legislazione che riguardava esclusivamente la commercializzazione”, sostiene Kastler.

O si difende il mercato o si difende un modello di riproduzione della vita: questi sono gli unici due approcci possibili alla questione dei brevetti sui semi” Maria Noel Salgado Spinatelli del MAELA (Movimento Agroecologico LatinoAmericano).

Approfondimenti:

3° Rapporto HLPE Food Security and Climate Change