Comunicato Stampa del Centro Internazionale Crocevia
Il 29 maggio la FAO ha lanciato ufficialmente la Decade delle Nazioni Unite dell’Agricoltura Familiare, alla presenza dei rappresentanti dei governi, delle alte cariche istituzionali delle Nazioni Unite e di un numeroso gruppo di organizzazioni della società civile. La Decade è il risultato dell’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare tenutosi nel 2014, che aveva per la prima volta messo in evidenza il ruolo fondamentale svolto da questo modello di produzione che fornisce l’80% del cibo che consumiamo.
La Decade ha come obiettivo quello di fornire supporto e restituire il giusto valore all’agricoltura familiare, un termine che ingloba quelle pratiche di produzione alimentare che si basano per lo più su rapporti lavorativi non-salariali. Non solo agricoltura dunque, ma anche pesca, pastorizia e silvicoltura. Attività secolari che si fondano su un legame sociale intenso, avente nel nucleo familiare inteso nel suo senso più ampio, come unità sociale primaria, il proprio cardine. Questo permette di uscire da un’ottica puramente produttiva ed economica e diventa generatore di identità, cultura, sapere ancestrale e legame sociale. In questo senso è anche fondamentale il riconoscimento dei produttori di alimenti a piccola scala, in particolare donne e giovani, come soggetti al centro di questo tipo di agricoltura.
Secondo le stime della FAO, oggi l’80% dell’alimentazione mondiale è prodotta attraverso sistemi di agricoltura familiare. Così fondamentali eppure così vulnerabili. Vittime della mancanza di politiche sociali ed agricole adeguate, di un land grabbing spietato e degli effetti sempre più devastanti del cambiamento climatico del quale, paradossalmente, sono tra gli ultimi responsabili.
Il Centro Internazionale Crocevia ha partecipato alla 3 giorni di lavori che hanno accompagnato il lancio ufficiale della Decade in quanto ONG di supporto e Segretariato internazionale dell’International Planning Committee for Food Sovereignty (IPC). Abbiamo avuto l’opportunità di portare 14 delegate e delegati, uomini e donne, di altrettante organizzazioni di produttori di alimenti a piccola scala di vari settori, da ogni angolo del mondo, che hanno integrato una delegazione di pressoché 50 partecipanti provenienti da movimenti sociali e altre organizzazioni della società civile che compongono l’IPC. Una delegazione che ha rappresentato la varietà dell’agricoltura familiare a livello di sistemi di produzione, ripartizione geografica, genere ed età, che ha preso parola più volte durante questi 3 giorni di conferenze e dialogo per sottolineare la loro importanza nell’ambito dell’alimentazione e il loro ruolo socio-culturale. Ma anche per esprimere le inquietudini sulle grandi minacce che devono affrontare, riaffermando l’importanza di avere un approccio basato sulla sovranità alimentare e sull’agroecologia, uscendo da un paradigma produttivo basato unicamente sul profitto economico e sullo sfruttamento delle risorse naturali.
La Decade si svilupperà su un piano d’Azione articolato su sette assi principali che prevede un focus particolare sul ruolo delle donne e dei giovani. Il Piano d’Azione, scritto da FAO e IFAD con il supporto di alcune organizzazioni della società civile tra cui La Via Campesina (membro dell’IPC) dovrà essere ora implementato ai livelli regionale e nazionale per cambiare le politiche che attualmente sostengono in maniera unidirezionale l’agro-industria e l’agricoltura commerciale.
Inizia dunque un percorso di dieci anni per dare il sostegno a questo modello di produzione. Il percorso è lungo e non certo privo di ostacoli: il rischio di inazione da parte dei governi, la precarietà economica che gli agricoltori devo affrontare a causa di politiche neoliberali basate sulla deregolazione ed un costante e progressivo inasprimento delle condizioni climatiche che mettono a rischio la biodiversità mondiale e la sopravvivenza di questi spazi produttivi sono solo alcune delle sfide che gli agricoltori familiari dovranno affrontare.
Il Centro Internazionale Crocevia ribadisce il proprio impegno nel perseguire la sovranità alimentare e la giustizia sociale, ritenendo l’agroecologia il pilastro fondamentale per raggiungere questi obiettivi. Invitiamo quindi i vari governi a farsi carico di questo impegno e ad un atto di responsabilità politica nei confronti dei propri cittadini – produttori e consumatori – nell’implementare sui territori nazionali i vari strumenti internazionali disponibili a protezione dei piccoli produttori familiari, perché questa Decade non rimanga a parole ma trovi un riscontro concreto nei territori.
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