ITALIA. TERRA E DIRITTI.
(Crocevia, 2012)
La vera questione rimane quella dell’accesso alla terra che è necessario sia per la creazione di nuove aziende in cui possano avviare un’attività agricola giovani che ne hanno voglia o necessità, sia per allargare la maglia poderale delle aziende di dimensione inferiore ai 30 ettari, quelle che negli ultimi 10 anni hanno subito la mortalità più elevata, a seguito delle politiche pubbliche – premi PAC, incentivi monetari, sostegni e facilitazioni – tutte basate sull’idea che più si riduce il numero delle aziende e meglio va l’agricoltura. Ma accesso alla terra non significa necessariamente proprietà, acquisto/vendita della terra, può significare solo un insieme di normative che favoriscano e proteggano l’uso agricolo della terra e non il suo possesso. Che sostengano chi vuole iniziare un’attività agricola mettendogli a disposizione l’uso di terre a fitti garantiti ed equi. Assolutamente niente di nuovo. Basta dare uno sguardo alla carta costituzionale.
Recita l’Articolo 42: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti….” Quindi, le politiche pubbliche possono limitare la proprietà privata “allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
In particolare per quanto riguarda l’uso agricolo l’Articolo 44 dice : “Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità produttive; aiuta la piccola e la media proprietà …”
Garantire un accesso facilitato all’uso della terra per i contadini e proteggerne prioritariamente l’uso che questi ne fanno. Di questo abbiamo bisogno anche per dare un contributo alle crisi che attanagliano il paese, quella economica, quella finanziaria e quella ecologica. Le aziende agricole che sono scomparse non possono rinascere e la sofferenza di quei fallimenti non sarà compensata, ma almeno si può immaginare di consolidare le piccole aziende contadine e di crearne delle nuove per fermare il processo di desertificazione agraria che ai più sembra ormai inarrestabile.
Uno strumento giuridico “leggero” internazionale è, nel frattempo, stato approvato. Tale strumento può essere una risorsa capace di affrontare il conflitto che è alla base dell’uso della terra che spesso esclude l’agricoltura contadina ed i piccoli agricoltori.
Il Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale (CSA) ha portato a compimento i negoziati intergovernamentali sulle “Linee Guida Volontarie sulla gestione responsabile della Terra, dei territori di pesca e delle foreste nel contesto della sicurezza alimentare nazionale” che sono state approvate dai Governi nella seduta straordinaria del Comitato Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite (CFS )dell’11 maggio 2012 tenutasi presso la FAO a Roma.
Molti elementi possono essere recuperati a in questo nuovo strumento a sostegno della difesa dell’uso agricolo della terra e per meglio affrontare in conflitti che sorgono tra differenti portatori di interessi contrastanti. Ne citiamo uno per tutti:
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“12.3 . Tutte le forme di transazioni dei diritti di possesso a seguito di investimenti in terreni, nella pesca e nelle foreste dovrebbero essere fatte in modo trasparente in linea con le relative politiche settoriali nazionali ed essere coerenti con gli obiettivi di crescita economica e sociale e lo sviluppo umano sostenibile in particolare per piccoli agricoltori “…
Abbiamo bisogno che la legislazione che si va costruendo a livello regionale e forse nazionale ed europeo faccia delle “linee guida sulla terra” del Comitato Sicurezza Alimentare delle Nazioni Uniti la sua base giuridica su cui costruire la specificità nazionale o regionale.