All’inizio di questo mese, è stata trasmessa una notizia molto preoccupante: un’azienda del nord Italia (Terre e Tradizioni) aveva registrato i nomi dei grani antichi, creando così un brevetto sull’uso di quei tipi di grani. Ma non solo, Terre e Tradizioni aveva anche diffidato tutte le piccole aziende siciliane che producevano i grani antichi – e di conseguenza utilizzavano il loro nome tradizionale. La questione si era concentrata specialmente sulla Tumminia. Ovviamente i piccoli produttori siciliani si sono scontrati con questa “idea” di Terre e tradizioni. D’altronde, questa notizia non dovrebbe stupire nessuno del settore: i grani antichi e le sementi delle varietà contadini sono sempre più in pericolo a causa del loro valore economico che aumenta sempre di più per scopi esclusivamente commerciali. Se si pensa ad un brevetto che protegge una varietà antica – sia di sementi, che di ortaggi – è facile pensare agli enormi introiti economici che possono venire da un tale gesto.
In Sicilia però c’è una grande consapevolezza di questo “trend” che si sta diffondendo in Italia – ma anche in tutta Europa e non solo – specialmente tra i piccoli produttori e le associazioni che li riuniscono. Infatti i primi a ribellarsi a questo tentativo di registrazione del nome Tumminia è arrivato da AIAB Sicilia e da Simenza, i quali non si sono fatti sfuggire questa notizia e hanno subito reagito. Sono seguite infatti proteste popolari e manifestazioni del mondo produttivo agricolo siciliano custode delle tradizioni e della biodiversità agricola che caratterizza questa ricca regione italiana. Queste azioni popolari hanno portato anche a interrogazioni parlamentari alla regione Sicilia ed al Parlamento.
Ieri è invece arrivato il ritiro dell’amministratore unico di Terre e Tradizioni e l’azienda ha annunciato di non pretendere nessuna royalty dagli utilizzatori del termine Tumminia o altre declinazioni dialettali.
Ora i piccoli produttori siciliani vogliono fare di più. Per evitare che tali pericoli possano ripresentarsi, si stanno organizzando azioni legali per la cancellazione del termine e una richiesta di protezione alla regione Sicilia. Si chiede in particolare di costruire un registro dei grani e di tutte le specie vegetali ed animali autoctone.
In questa maniera, nessuno riuscirà ad impadronirsi dei nomi che appartengono alla collettività siciliana e nessun imprenditore riuscirà a fare ulteriori interessi sul lavoro millenario dei contadini italiani. Brevettare un termine come la Tumminia significherebbe infatti lucrare immensamente su quella selezione che tutti i contadini siciliani hanno eseguito nella storia attraverso techniche tradizionali che tutt’oggi resistono.
Per questo, anche oggi, come sempre, sosteniamo i diritti collettivi contadini e denunciamo quotidianamente la privatizzazione e gli interessi fatti sulla pelle e sul lavoro dei contadini!