In questi giorni a Sharm El Sheikh si stanno snocciolando molte questioni che i Governi non hanno voluto discutere in altri spazi internazionali decisionali così da avere la possibilità di trattarli in fori più esclusivi per i Governi e per i loro interessi. La Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB) è stata quindi identificata come lo spazio perfetto per affrontare tematiche come la regolamentazione sull’uso delle nuove tecnologie applicate alla natura e i loro potenziali effetti. Si parla dunque dei cosiddetti “gene drives” e le tecniche di “genome editing”.
La tecnica “gene drives” (che in italiano si potrebbe tradurre con il “controllo dei geni”) è una tecnica nuova, tant’è che i ricercatori stanno cominciando ora i primi esperimenti applicativi nel continente Africano (quale novità!). Questa pratica – semplificando i tecnicismi – permette di inserire nell’ambiente degli organismi prodotti in laboratorio i quali, riproducendosi con la popolazione esistente nell’ecosistema, trasmetteranno ai figli solamente i tratti e le caratteristiche dell’organismo estraneo. Questo permetterebbe quindi di guidare la selezione naturale, eliminando alcune varietà. L’applicazione di questa tecnica al momento si è focalizzata sulla debellazione delle zanzare portatrici di malaria ma, senza regole e limiti precisi, questa tecnica potrebbe avere applicazioni pericolosissime in agricoltura o anche tra gli esseri umani.
Per “genome editing” (in italiano “modifica del genoma”) si intende invece una serie di diverse tecniche di modificazione del genoma. La caratteristica comune di queste tecniche è la modalità del “taglia e cuci” della sequenza del genoma, per modificare o eliminare alcune caratteristiche delle piante o degli animali. Questa tecnologia ha varie applicazioni a seconda della tecnica e del contesto considerato ma l’applicazione maggiore si potrebbe sicuramente trovare in agricoltura, dato che i sostenitori del “genome editing” spingono per il riconoscimento di questa tecnica come un procedimento naturale, equivalente addirittura all’agricoltura biologica, quando invece il vero obbiettivo è creare nuove varietà di laboratorio da brevettare.
La scienza, purtroppo (o per fortuna), non è in grado di spiegare tutte le interazioni che esistono in natura. Allo stesso modo non è in grado di giudicare con precisione gli effetti di una modificazione del DNA. Infatti, a questo riguardo, molti scienziati credono fermamente che il DNA non descriva in maniera completa un organismo, ma ne descriva solo una parte (in percentuali diverse a seconda che si parli di esseri umani o di altri organismi). Per questo motivo, la maggior parte della comunità scientifica è concorde sul dire che non si possono prevedere oggi gli effetti che una modificazione genetica eseguita in laboratorio potrebbe avere sull’ambiente circostante e sullo stesso organismo modificato nel lungo periodo.
I Governi che partecipano alla CDB sono chiamati a regolamentare la cosiddetta biologia sintetica e quindi anche giudicare se queste tecniche vadano ritenute tecniche naturali o, appunto, di biologia sintetica, cioè di laboratorio e artificiali. Si può facilmente immaginare che sia un tema scottante e controverso. Al momento quindi i Governi si confrontano nel Gruppo di Contatto che si riunisce fino a tarda notte per accordarsi su un testo di raccomandazioni finali che saranno poi obbligatorie per gli Stati al livello nazionale.
Le Parti Contraenti della CDB devono trovare accordo su due punti principali:
- “Genome editing” e “gene drive” fanno parte delle tecniche di biologia sintetica?
- Va adottato il principio di precauzione verso l’utilizzo di queste nuove tecniche?
Le due domande sono legate l’una all’altra perché se quelle tecniche venissero riconosciute come tecnologie di biologia sintetica dovrebbe essere previsto obbligatoriamente anche un sistema che preveda il principio di precauzione per l’utilizzo delle stesse. Al contrario, se così non fosse, queste tecniche uscirebbero dal sistema di monitoraggio del rischio sull’utilizzo e andrebbero oltre al regolamento, così da uscire dal raggio di controllo della Convenzione. Per questo motivo gli stati dell’America del Nord, il Brasile, l’Argentina e il gruppo Africano spingono per non regolamentare queste tecniche fino a quando non ci saranno delle definizioni precise delle stesse. L’Unione Europea invece sta prendendo una posizione più neutrale su questo aspetto, specialmente dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea di fine luglio 2018.
Il Gruppo di Contatto dovrà quindi trovare un accordo su questa situazione prima del 29 novembre, giorno di chiusura della Conferenza delle Parti della CDB. E’ evidente quanto gli interessi delle industrie si facciano sentire in questo incontro tanto importante. Verrebbe naturale a chiunque istituire un meccanismo che garantisca il principio di precauzione su queste tecnologie che “giocano” con sequenze genetiche e organismi viventi ma la realtà è un’altra e i profitti economici hanno sempre la meglio sul bene comune e sul buon senso
Centro Internazionale Crocevia crede fermamente che queste tecnologie modifichino gli organismi e l’ambiente circostante e che quindi vadano ritenute tecniche di biologia sintetica tanto quanto lo sono gli OGM. Inoltre, quando si applicano tecniche di questo genere all’agricoltura, deve sempre essere adottato il principio di precauzione dal momento che gli effetti indesiderati sull’ambiente circostante e sull’organismo stesso sarebbero irreversibili. Tutte le tecnologie che hanno a che fare con esseri viventi non possono essere considerate come qualsiasi altra innovazione scientifica o tecnologica, noi crediamo fermamente che debbano essere monitorate con attenzione e regolamentate con fermezza. Anche per questo motivo continuiamo a lavorare e a confrontarci con i Governi presenti alla CDB per convincerli della necessità di approvare un meccanismo che monitori le nuove tecnologie (chiamato “Horizon Scanning”) e che informi la società civile riguardo questi temi in maniera trasparente per permettere a chiunque di prendere le proprie scelte in modo consapevole ed informato.