Roma, 13 ottobre 2016
E’ stato appena presentato alla FAO l’ultimo RAPPORTO dell’Osservatorio sul Diritto al Cibo ed alla Nutrizione 2016, centrato su come i semi e la biodiversità siano oggi minacciati a causa degli accaparramenti da parte delle imprese multinazionali e della negligenza degli Stati.
La celebre pubblicazione, che riassume i punti di vista espressi in tutto il mondo delle organizzazioni della società civile, dai movimenti sociali e dalle Università, spiega come le imprese cerchino di privatizzare, monopolizzare e controllare i semi, brevettando e scambiando sui mercati finanziari questa primaria fonte di vita, a spese del riconoscimento dei diritti umani e del mantenimento della biodiversità. I sistemi contadini di gestione delle sementi, che nutrono il mondo e dimostrano resilienza durante i disastri naturali, sono a rischio.
Dal punto di vista dei diritti umani, i semi e le diverse specie non sono merci che i contadini comprano e vendono, e tantomeno rappresentano un’innovazione scientifica. “Come afferma l’Osservatorio, l’accesso delle popolazioni rurali alle sementi non dovrebbe essere inteso come accesso a delle merci (o ‘materiale genetico’) prodotte dall’industria e dalla scienza, ma come una relazione in evoluzione e in comunione con la natura in ogni territorio. Ciò vuol dire che i sistemi contadini, che sostengono la biodiversità agricola, dovrebbero essere riconosciuti, protetti e promossi dagli Stati. La criminalizzazione di coloro che difendono i beni comuni, come sta avvenendo oggi, deve finire” sottolinea Sofia Monsalve, Segretaria Generale di FIAN International.
Nelle conclusioni, il Right to Food and Nutrition Watch 2016 evidenzia che:
- I sistemi contadini di gestione delle sementi, che hanno nutrito gran parte della popolazione mondiale per secoli, sono in forte rischio a causa dell’imposizione dei diritti di proprietà intellettuale e dei brevetti. Il loro diritto a salvare, utilizzare, scambiare e vendere i semi è stato via via messo da parte dagli Stati a favore delle multinazionali. Le imprese transnazionali di agrochimica e sementi (TNCs) vogliono privatizzare, monopolizzare e controllare questa fonte di vita a spese dei diritti umani e della biodiversità. Gli attuali andamenti, come le nuove fusioni dei “giganti” (Bayer e Monsanto, Dow Chemicals e Du Pont, Syngenta e ChemChina, per nominarne alcuni), mostrano che le multinazionali vogliono stringere la presa sulle risorse genetiche per incrementare sempre di più i profitti.
- Le TNCs, spesso con il supporto degli stessi Stati, portano avanti processi di degrado ambientale, cambiamento climatico, e perdita di biodiversità, i quali si portano dietro violenza, conflitti, sfratti e spostamenti forzati. Il regime alimentare corporativo sta portando alla disintegrazione dell’agricoltura e della pesca di piccola scala come mezzi di sostentamento sostenibili, ed alla distruzione dei sistemi comunitari di gestione dei semi, della terra e delle risorse naturali come beni comuni.
- L’accesso e il controllo delle sementi e delle risorse naturali sono direttamente legati ai sempre maggiori livelli di criminalizzazione ed omicidi di chi lotta per i diritti umani. Solo nel 2015, più di 3 persone ogni settimana sono state uccise per aver difeso la loro terra, le foreste e i fiumi dalle industrie che volevano distruggerli. Il fatto che la criminalizzazione di queste persone sia sempre più associata alle lotte per l’ambiente, gradualmente sta offuscando la linea che marca la differenza tra lotte ambientali e lotte per i diritti umani.
Nelle raccomandazioni, l’Osservatorio afferma che:
- gli Stati devono far fronte ai loro obblighi nei confronti dei diritti umani adottando misure politiche più forti e leggi che riconoscano e proteggano i diritti dei contadini a salvare, utilizzare, scambiare e vendere sementi, come scritto anche nel Trattato della FAO sui Semi e come si sta recentemente discutendo nelle negoziazioni per la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Contadini e delle altre Persone che Lavorano nelle Aree Rurali. Bisogna anche ripensare il profilo del diritto al cibo ed alla nutrizione, in modo da integrare al meglio le nuove sfide legate al controllo ed all’accesso alle risorse naturali.
- è necessario coordinare i ‘sistemi di allerta’ per supportare le vittime e gli attivisti che vengono molestati, criminalizzati ed imprigionati per aver difeso i beni comuni. L’allarmante numero di omicidi ed atti di violenza contro questi difensori dei diritti umani mostra che le attuali leggi e i meccanismi a livello nazionale ed internazionale sono insufficienti.
- come ricordato anche nell’edizione del 2015 “People’s Nutrition is Not a Business”, gli Stati devono prevenire l’influenza delle multinazionali nei processi internazionali (come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) e gli accaparramenti da parte di queste imprese sulla definizione delle politiche pubbliche. Il lavoro sui diritti umani viene alterato da coloro che difendono la privatizzazione e la mercificazione delle risorse.
L’Osservatorio è scaricabile in Inglese, Francese, Spagnolo e Portoghese.