L’agricoltura sarda è stata per secoli il perno storico dell’economia di sostentamento di tutte le popolazioni del Mediterraneo, ma a partire dal ‘900 ha cominciato a perdere il suo ruolo centrale.
Nonostante tutti i presupposti che permetterebbero una convergenza degli investimenti regionali verso un’economia sostenibile e un perseguimento del benessere e della salute delle persone, la gestione di questa terra è stata negli ultimi anni indirizzata a nuove priorità, soprattutto nel campo della distribuzione e della produzione di energia.
Le conseguenze di tali politiche sono evidenti sul territorio: in Sardegna più dell’80% degli alimenti consumati viene importato e l’isola è tra le due regioni italiane con il più alto tasso di mortalità per tumore. Ma ciò nonostante, chi governa questa terra ha deciso di permettere che le società energetiche prendessero il sopravvento rispetto alla sovranità alimentare del popolo sardo.
In questo territorio, tra le morti e le espulsioni fondiarie, sorgono virtuose iniziative di lotta ed esemplari risvegli delle pratiche tradizionali per la sicurezza alimentare mediante la ricerca e l’applicazione di tecniche agricole e di allevamento che in passato hanno reso questa Regione una terra autosufficiente e da prendere come modello.
Questo lavoro analizza la realtà territoriale e imprenditoriale del territorio sardo e si pone come scopo quello di ribadire l’urgenza per le istituzioni, sarde e non, di affermare fortemente il loro sostegno alla sovranità alimentare dei territori che amministrano, mettendo in atto politiche che vadano a vantaggio della salute dei propri cittadini e della terra su cui essi vivono.
Al link è possibile consultare e scaricare il report “SARDEGNA: Una piattaforma energetica a discapito delle terre agricole”
Per informazioni: Federica Sperti, federica.sperti@gmail.com