I semi e la resistenza contadina

Bologna, 15 Febbraio 2020

Per migliaia di anni i contadini hanno seminato, raccolto, conservato, moltiplicato parte dei loro raccolti come sementi, per poi riseminarle e scambiarle con gli altri contadini, selezionando i semi più adatti alle caratteristiche sociali, climatiche e ambientali di ciascun territorio, ottenendo varietà in continua evoluzione che hanno generato l’attuale patrimonio di biodiversità e la ricchezza degli ecosistemi.

Per affrontare e discutere questa tematica complessa lo scorso 15 Febbraio Campi Aperti ha organizzato un incontro con Roberto Schellino dell’Associazione Rurale Italiana e Mauro Conti del Centro Internazionale Crocevia presso il Centro della Pace di Bologna. Durante il dibattito si è cercato di sviscerare alcune complesse questioni legate alle sementi e alla necessità di una riappropriazione collettiva di queste da parte dei contadini. La serata si è poi conclusa con un delizioso aperitivo contadino preparato dagli amici di La Mercantiniera di Parma, che ospiteranno ad aprile l’incontro nazionale di Genuino Clandestino.

Le sementi sono determinanti nel definire il modello di produzione agricola e, negli ultimi decenni, la regolamentazione internazionale e l’ingegneria genetica hanno ridotto questa risorsa a semplice merce, separandola totalmente dalla sua dimensione sociale, ecologica, culturale e collettiva.

Mauro Conti, Presidente di Crocevia, ricostruisce come quadro di lettura della questione legale la contrapposizione tra due grandi framework che caratterizzano la global governance dell’agricoltura a partire dagli anni’90. Da una parte, i diritti di proprietà intellettuale che vengono resi un elemento fondante dell’Uruguay Round del 1986, fino al Marrakech agreement del 1994 e la nascita dell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 1995 (vedi WTO: Trips, Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights). Dall’altra parte, i diritti collettivi dei contadini, delle comunità locali e dei popoli indigeni alle risorse naturali, definiti nella Convenzione per la Biodiversità, sotto il cui ombrello si delimita il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura che afferma i diritti collettivi dei contadini alle sementi e, nello specifico, a scambiarle, conservarle, moltiplicarle e venderle.

Allo stesso tempo, emblematica è stata l’inaugurazione nel 2019 da parte della FAO e dell’IFAD della Decade delle Nazioni Unite per l’Agricoltura Familiare 2019-2028 e il Piano d’Azione Globale per rafforzare il sostegno agli agricoltori a livello familiare soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Infatti, l’80% del cibo prodotto nel mondo proviene da agricoltura di piccola scala, a conferma di come l’agricoltura contadina stia in realtà resistendo.

Inoltre, l’approvazione, nel 2018, da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU della Dichiarazione per i diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali è stata un grande traguardo per i movimenti contadini, in primis per La Via Campesina.

Roberto Schellino, Associazione Rurale Italiana e membro del Coordinamento Europeo Via Campesina, sottolinea come la privatizzazione delle sementi rende sempre più dipendenti i contadini dall’acquisto di sementi dalle grandi imprese sementiere, minacciando così la loro autonomia, l’agrobiodiversità e la sovranità alimentare dei popoli.

I semi vengono quindi trasformati in commodity, in input costosi che i contadini sono costretti ad acquistare, all’interno di un mercato le cui regole di commercializzazione sono uno strumento fondamentale per la privatizzazione ed il controllo quasi monopolistico delle sementi. Durante il dibattito gli stessi contadini della zona ci raccontano come sia necessario ricorrere a vie alternative, spesso arbitrariamente considerate ai margini della legalità, per gestire liberamente le sementi.

Ma come si possono muovere le reti contadine per creare un’alternativa di fronte ad un quadro normativo ostile? Secondo Schellino è fondamentale rispettare i diritti collettivi dei contadini attraverso l’azione politica, mediante la creazione di alternative che permettano la riappropriazione collettiva e il diritto d’uso di questa risorsa che racchiude storia e cultura delle comunità umane. Un esempio concreto di resistenza contadina è quello rappresentato dalle case delle sementi, che sono modelli di gestione collettiva dei semi, spazi comunitari e scambio di conoscenze.

Come affermato a gran voce dai sostenitori della sovranità alimentare, il diritto dei contadini a scambiare, riseminare e vendere sementi ad altri contadini è ciò che ha garantito nel tempo l’esistenza stessa dell’agricoltura, la conservazione della biodiversità del nostro pianeta e la sicurezza alimentare dei popoli nel mondo.

In conclusione, una responsabilità fondamentale nel processo di privatizzazione delle sementi è quella propria delle politiche pubbliche e dei quadri normativi che via via sono andati costruendosi per sostenere il modello industriale dello sviluppo agricolo rispondendo agli interessi delle imprese sementiere. L’erosione continua dell’agrobiodiversità nei campi ne è il risultato.

Autrice: Ilaria Motta

Editing: Mauro Conti, Antonio Onorati

Web Content Editor: Eleonora Mancinotti