Alla FAO, l’aria di un vertice “ponte” si respirava fin dal primo giorno. E in effetti, la decima riunione del Governing Body (GB) del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (ITPGRFA) è scivolata via senza grandi decisioni prese. O meglio, l’assenza formale di decisioni è essa stessa una scelta: quella di continuare ad aggirare il Trattato e non affrontare – ancora un a volta – i grandi nodi che determinano la perdita di biodiversità agricola nel mondo, complicando l’opera di conservazione dinamica da parte delle contadine e dei contadini. Non è bastata infatti l’insistenza della delegazione dell’IPC, supportata da Crocevia, per sfondare il muro eretto dai paesi del Nord globale. Nemmeno la buona volontà di Africa e America Latina, che hanno sostenuto le richieste dei movimenti sociali per la sovranità alimentare, ha avuto l’effetto sperato.
Ancora stallo sulla natura del DSI
Chiedevamo che i delegati dei paesi membri del Trattato facessero un passo avanti rispetto alla riunione del Governing Body del 2019. Vogliamo infatti che venga affrontata direttamente la questione della biopirateria dell’industria sementiera, che attraverso le sequenze genetiche digitalizzate (DSI) e le biotecnologie, è in grado oggi di brevettare tratti del genoma potenzialmente già esistenti e selezionati dalle comunità contadine e indigene nei secoli. In questo modo, gli agricoltori si trovano nella posizione di poter essere chiamati a rispondere in tribunale di una violazione della proprietà intellettuale semplicemente coltivando i loro campi come sempre. Questa pratica va interrotta immediatamente, applicando le regole del Trattato anche alle informazioni genetiche digitalizzate, non solo alle sementi fisiche. Ma finché ci saranno paesi contrari a constatare questo fatto ovvio (l’identità tra genoma digitalizzato e sua manifestazione fisica), le aziende potranno farla franca, sulla pelle degli agricoltori.
Ciò che abbiamo ottenuto è che per lo meno il programma di lavoro pluriennale del Trattato sullo stato di implementazione dei diritti degli agricoltori valuti l’impatto delle informazioni di sequenza digitale (Digital Sequence Information – DSI) sulla loro possibilità di conservare, utilizzare, scambiare e vendere le sementi. Davvero il minimo, considerato che questo impatto c’è ed è evidente.
I diritti degli agricoltori non sono un “problema tecnico”
Tuttavia sui diritti degli agricoltori (Farmers’ Rights), definiti all’articolo 9 del Trattato e cuore pulsante dello stesso, per i prossimi 2 anni lavorerà solo un gruppo tecnico ad hoc (AHTEG). Dopo oltre vent’anni dall’approvazione dell’ITPGRFA, chiedevamo che di Farmers’ Rights si occupasse la politica e producesse delle linee guida per l’implementazione da parte degli stati. Invece, i delegati nordamericani hanno frenato ancora una volta, finché il compromesso si è raggiunto sul gruppetto di “esperti”. Avrà il compito di avanzare nella valutazione dello stato di implementazione entro la prossima riunione del Governing Body, nel tardo 2025. La valutazione dovrà focalizzarsi anche sulle misure che limitano la realizzazione dei diritti degli agricoltori alle sementi.
Adesso basta
Troppo poco per renderci ottimiste e ottimisti sullo stato di salute di questo Trattato globale che dovrebbe portare alla tutela della biodiversità agricola e al rispetto e alla promozione dei diritti dei contadini. Per questo, l’IPC ha dichiarato che intende lavorare anche al di fuori degli spazi del Trattato stesso, con quei paesi che hanno preso sul serio l’importanza di legiferare a favore dei diritti degli agricoltori. Lo faremo con una cooperazione Sud-Sud (South-South cooperation), tra organizzazioni contadine e governi, per dimostrare al Nord globale che non tutti sono d’accordo a fare gli interessi delle multinazionali. Nel frattempo, per contrastare la biopirateria delle aziende, le stesse organizzazioni contadine chiederanno ai loro membri e alle comunità di smettere di donare le proprie risorse genetiche alle banche del germoplasma riunite nel sistema multilaterale (Multilateral System – MLS) che segue le regole del Trattato. Se questo non è in grado di garantire che nessun brevetto sia rilasciato su queste risorse genetiche, non ha senso continuare a legittimarlo e a fornire sementi poi piratate dalle imprese tramite l’uso delle DSI.
Ora ci aspettano due anni di lavoro intersessione (tra una riunione del Governing Body e l’altra), nei quali continueremo il nostro lavoro di guerrilla istituzionale a supporto dei movimenti per la sovranità alimentare.
La delegazione dell’IPC presente alla riunione del Governing Body era composta da: Antonio Onorati e Alessandra Turco (ARI/ECVC – Italia), Guy Kastler (Confederation Paysanne/ECVC – Francia), Marciano Silva (MPA/LVC – Brasile), Enso Ortt (MAELA – Argentina), Alicia Sarmiento (IITC – Messico), Jessie Power (AFSA – Australia), Anne Berson e Alimata Traoré (COASP – Mali), Omer Agoligan (COASP – Benin)